ANCONA – Di seguito una nota stampa, giunta in redazione il 14 maggio, da Uil Pensionati Ascoli Piceno e Fermo.

Nella Regione Marche, nel settore privato, l’Inps eroga 543 mila prestazioni pensionistiche e assistenziali; di queste 299 mila sono pensioni di vecchiaia (54,9% del totale), 32 mila pensioni d’invalidità (8,9%), 116 mila pensioni ai superstiti (21,4%), 14 mila pensioni/assegni sociali (2,6%) e 83 mila prestazioni a invalidi civili (15,3%).

L’importo medio delle pensioni erogate è di 800 euro lordi, con punte di 1.035 euro per le pensioni di vecchiaia e 436 euro per le pensioni e assegni sociali.

Emblematico è il dato sulle differenze di genere poiché gli uomini percepiscono 1.280 euro lordi e le donne giungono, a mala pena, a 738 ovvero quindi con una differenza mensile di 542 euro. 

Sono importi pensionistici molto inferiori al dato nazionale con una marcata differenza negli importi delle pensioni di vecchiaia che, nella regione, sono di 1.151 euro, ovvero meno 280 euro mensili sul valore medio nazionale.

Un’analisi più articolata del sistema pensionistico marchigiano evidenzia che il 64,2% delle 348 mila prestazioni pensionistiche, è inferiori a 750 euro al mese (contro il 59,6% della media nazionale).

Ovvero due pensionati su tre hanno un importo sulla soglia di povertà. 

Anche qui confermate le forti differenze di genere poiché il 45% degli uomini ha pensioni fino a 750 euro mentre le donne sono il 78,5%. 

Inoltre con la cd Legge Fornero è aumentata l’età media dei pensionati.

Dal 2012 a oggi, i pensionati con meno di 65 anni di età sono passati dal 16,8% al 10,8% del totale, mentre coloro che hanno oltre 80 anni sono passati dal 29,1% al 39,9%.

COMMENTO UIL PENSIONATI ASCOLI PICENO E FERMO

I dati dell’INPS confermano le difficoltà dei nostri pensionati che hanno: 

  1. pensioni basse; queste non sono un lusso, e meriterebbero il giusto riconoscimento economico dopo una vita di lavoro. 
  2. vanno in quiescenza in età sempre più alta. 

Quanto è sostenibile l’aumento delle disuguaglianze economiche e sanitarie? I dati ISTAT confermano l’aumento della povertà in Italia.  

La sostenibilità sociale è un tema da affrontare insieme con quello della sostenibilità economica. Nessuno si fa carico della sostenibilità sociale dei pensionati con assegni sempre più bassi.  

Occorre quindi una riforma del sistema previdenziale ricordando che con il 31 dicembre termina la sperimentazione di Quota 100Con il ritorno esclusivo al modello Fornero avremmo un salto anagrafico che per molti sarà di cinque anni (da 62 anni ai 67 anni nella pensione di vecchiaia). 

Abbiamo quindi posto al Governo Draghi alcune proposte: 

  1. Accesso alla pensione da 62 anni età, o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età; 
  2. Riconoscere alle donne 12 mesi per ogni figlio per anticipare l’età dell’uscita oppure incrementare il coefficiente di calcolo della pensione.  
  3. Giovani: Con il ritorno al modello Monti-Fornero un giovane di oggi, rischierebbe di andare in pensione a 70 anni. Per questo rivendichiamo una pensione di garanzia per loro ovvero un minimo di sotto al quale non poter andare; questo può essere uno strumento di tutela contro i vuoti contributivi nelle carriere spesso precarie dei giovani e non solo. 

Inoltre restano aperte le questioni: 

  • La confusione tra spesa previdenziale e assistenziale che sono cose diverse. 
  • L’Irpef che pesa principalmente sui redditi da lavoro dipendente e da pensione, fra questi c’è una profonda differenza fiscale poiché, a parità di reddito, i pensionati pagano una quota maggiore di fisco. Ricordiamo che i pensionati italiani sono quelli che hanno il maggior carico fiscale in Europa. 

Nei primi mesi del corrente anno sono state liquidate 33 mila nuove pensioni, oltre 5 mila in meno rispetto allo scorso anno.


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