ASCOLI PICENO – Non poteva che essere così: Bepi Zambon, maestro di tennis trevigiano, molto noto ad Ascoli (dove vive e dove oggi ha la gestione del Tennis di Colle San Marco) ha raccolto in un libro la sua lunga vita sui campi in terra rossa, come giocatore, come apprezzato maestro e come organizzatore di eventi davvero di grande rilievo, oltre che titolare nella sua Treviso dei Circoli che han portato il suo nome e hanno segnato la storia del tennis trevigiano.
Nelle pagine di “Bepi… oltre la rete” (Duck edizioni) decine e decine di foto, aneddoti, racconti di una vita dedicata allo sport. Trascorsa ad insegnare il tennis a grandi e piccini. I loro nomi sono nel libro, accanto a quello dei grandi campioni che Zambon ha incrociato e valorizzato. Sempre con il sorriso sulle labbra, senza mai far troppo caso alla carta di identità che nel frattempo (da quando mise piede per la prima volta su un campo da tennis a 10 anni ai giorni d’oggi, che di anni ne ha 78) si è un po’ sdrucita e che rende incredulo chi lo vede, ancora pieno d’energia, assieme ai bambini nelle oceaniche leve tennistiche a cui dà vita. O quando impugna la racchetta per qualche match ancora ricco di spunti e del suo bagaglio tecnico, ai tempi d’oro capace di issarlo nei gradini più alti della classifica italiana.
Bepi Zambon ha affidato a Prando Prandi (che ha scritto per la Gazzetta dello Sport ed è scrittore sportivo) il compito di dare ordine ai ricordi, catalogare le istantanee più vecchie mescolate agli scatti più recenti.
Testimonianze del suo lungo peregrinare da giovane, quale Maestro Fit, sui campi di mezza Italia. Delle sue esperienze trevigiane con la gestione del Park Tennis prima e del Tennis Zambon poi, i “poli” del tennis a Treviso che per decenni sono stati la sua “casa”. Fino al recente ritorno nelle Marche, quest’anno.
Ad Ascoli Zambon è legato da un solido fil rouge consolidato da molte esperienze, solide amicizie, dipanatosi dagli anni 65 ad oggi, passando per il “Morelli”, per i centri Federali del 1966, per la Scuola Tennis di Antonio Cinaglia, a Colle San Marco con il Presidente Rozzi, fino ai giorni nostri.
Non è un caso se nell’arco di questi 55 anni tutti ascolani sia incastonato indelebile pure l’incontro con Fanny, ascolana doc, che è diventata sua moglie e che gli è ancora vicino.
Nelle 160 pagine dedicate al racconto della sua vita, Bepi ha messo aneddoti succosi, testimonianze che molti buoni tennisti ascolani han voluto regalargli. Ci sono anche i pensieri del Sindaco Marco Fioravanti, che così ha legittimato l’adozione della città di uno dei suoi sportivi più noti e amati.
Bepi sfoglierà le pagine del suo libro assieme all’autore e agli amici ascolani nella presentazione ufficiale che avverrà presso la Sala della Vittoria della Pinacoteca Civica di Ascoli giovedì 15 luglio alle ore 18. In una sala forse troppo piccola per contenere le sue mille avventure con la racchetta in mano. Prologo di un tour che porterà Zambon a settembre a presentarle a Treviso e in Sicilia, dove ha vinto molto come “veterano” over 60 e oltre.
Singolare la scelta di inserire nel libro un elenco lunghissimo di giocatori e allievi con cui ha incrociato la racchetta: “Nella mia lunghissima carriera nelle vesti di maestro di tennis, atleta, agonista, organizzatore e titolare di circoli – spiega Zambon – ho incontrato centinaia e centinaia di persone: tennisti in erba diventati buoni giocatori, giovani promesse poi mancate, neofiti alle prime armi, allievi da svezzare, giocatori da correggere, giocatrici da consolare, veterani irriducibili, appassionati del tennis, amici con cui sorridere, giornalisti con cui discutere, campioni da ammirare, campionissimi da invidiare, avversari imbattibili, avversari battuti, avversari fortunati, politici da accogliere, perditempo da sopportare. Una sequenza lunghissima di nomi in una cavalcata fatta di mille ricordi e mille situazioni. Un elenco completo è impossibile a farsi, viste le migliaia di ore che ho trascorso sui campi da tennis. Ma per il gusto di legare ad ogni nome un ricordo, ci ho provato, facendoli riaffiorare alla mia mente senza una classifica di meriti, senza una gerarchia di valori. Li ho visti tutti oltre la rete”.
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