ANCONA – Di seguito una nota dell’Ansa Marche, diffusa il 5 luglio.

La Procura di Ancona chiede il processo per gli appalti e subappalti delle casette Sae (le soluzioni abitative d’emergenza), realizzate nel giro di alcuni anni per dare un tetto ai terremotati. Dopo la chiusura delle indagini nel febbraio 2020, sta arrivando in questi giorni agli indagati la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm Irene Bilotta con la fissazione dell’udienza preliminare al 27 settembre prossimo.

Diciannove persone fisiche e 15 aziende rischiano il processo per truffa, falso e abuso di ufficio e tra queste ci sono il capo della Protezione Civile delle Marche David Piccinini, 54 anni, di Ancona, all’epoca soggetto attuatore delle procedure, e il consorzio Arcale. Nella lista delle persone indagate è stata stralciata solo una posizione rispetto al 415 bis di febbraio 2020, quella di un contitolare di una azienda di infissi. Rimangono invece dirigenti e funzionari regionali e dell’Erap, imprenditori e una fitta rete di imprese. La Procura contesta che nei lavori siano state impiegate ditte non in possesso della certificazione antimafia e che hanno effettuato lavori anche di scarsa qualità tanto che i moduli abitativi avevano dato diversi problemi.

L’indagine era partita nel 2017 e a luglio del 2018 erano emersi i nomi dei primi indagati. Nel mirino della guardia di finanza erano finiti i dipendenti regionali che avevano seguito la procedura d’appalto fino all’assegnazione delle ditte incaricate di realizzare i moduli abitativi.


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