ANCONA – Di seguito un comunicato stampa della Lega per l’Abolizione della Caccia, nel quale viene accusata Coldiretti Marche di fare l’interesse esclusivo dei cacciatori in merito al problema dei cinghiali vicini alle città.

Ormai possiamo considerare la Coldiretti alla stessa stregua di un’associazione venatoria, visto che le sue richieste, come quelle sui cinghiali, di fatto, non tutelano né chi lavora in campagna e neppure i cittadini, ma fanno solo gli interessi di quella parte del mondo agricolo che si tiene ben stretta la licenza di caccia e non aspetta altro che poterla usare 365 giorni all’anno!

Invece di ribellarsi al fatto che i contadini, ancora oggi, sono costretti a spargere pesticidi, antiparassitari e veleni di ogni genere sui loro campi, distruggendo in questo modo anche le api e la biodiversità, ed ingrassando le multinazionali della chimica, Coldiretti è andata ieri a protestare sotto i palazzi della Regione Marche, non per chiedere ai politici ed agli amministratori regionali maggiori contributi per la prevenzione e la difesa dei terreni dai cinghiali, ma per avere da essi la “licenza” di ucciderli liberamente tutto l’anno, anche dentro i parchi naturali, dove peraltro essi già da decenni vengono abbattuti con il beneplacito degli Enti Parco.

Tutto questo alla faccia dei più accreditati studi scientifici che, a livello italiano ed europeo, hanno invece dimostrato in modo inconfutabile come la proliferazione dei cinghiali e quindi anche l’aumento dei danni causati all’agricoltura e degli incidenti stradali, derivino proprio dall’accanita caccia cui questa specie è da sempre sottoposta e soprattutto dalla pratica delle “braccate” e come quindi essi siano la diretta conseguenza della eccessiva pressione venatoria nei confronti di questi animali! I branchi dei cinghiali, infatti, sono dominati dalle femmine “matriarche”, le quali sono le uniche che si riproducono, grazie all’emissione dei feromoni, che inibiscono la fertilità delle altre femmine di rango inferiore.

I cacciatori, durante le loro braccate al cinghiale, abbattono volutamente le femmine matriarche, creando quindi la disgregazione dei branchi, ed innescando una reazione “liberatoria” nelle altre femmine di rango inferiore, che vanno subito in estro, riproducendosi più volte nello stesso anno e formando a loro volta altri branchi. Coldiretti Marche, quindi, invece di chiedere la riapertura della caccia totale ai cinghiali, dovrebbe innanzitutto chiudere tutti gli allevamenti di cinghiali tuttora autorizzati “per ripopolamento” e gestiti dai suoi associati e battersi affinché agli agricoltori vengano dati maggiori fondi per l’acquisto di recinzioni elettriche, di repellenti sonori e olfattivi, come quello all’odore del lupo, che è il predatore naturale del cinghiale.

Invece di alimentare nell’opinione pubblica odio e paura, totalmente ingiustificati, nei confronti di questi animali, Coldiretti dovrebbe proporre ai Comuni una migliore gestione del ciclo dei rifiuti (differenziata, porta a porta, ecc), ed impedire ai cinghiali, alla ricerca di cibo, di rovesciare i cassonetti, utilizzando modelli che non si ribaltano. Suggerire la creazione di zone cuscinetto intorno ai centri urbani, dove sia totalmente vietata la caccia (come le “free shot-fire zone” proposte dal Prof. Andrea Mazzatenta), evitando così che gli ungulati fuggano dagli spari dei cacciatori e trovino rifugio proprio nelle città. Dovrebbe chiedere la creazione di corridoi ecologici sulle strade ed autostrade per evitare pericolosi attraversamenti della fauna selvatica, fare installare dissuasori e segnalatori visivo/acustici sulle strade secondarie che, ove sono stati utilizzati, hanno dato risultati estremamente efficaci (vedi progetti Life Strade e Life Safe Crossing).

È surreale, invece, che si continui ancora ad affidare la soluzione del problema cinghiali ai cacciatori, che del “problema” ne sono i diretti responsabili, visti i massicci ripopolamenti ed introduzioni della specie dall’est Europa da loro effettuati nel secolo scorso. Anche perché i cacciatori non hanno alcun interesse a risolverlo, dato il grande business legato al commercio ed alla vendita della carne dei cinghiali uccisi, da cui poi gli stessi cacciatori ricavano lauti guadagni…


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