ASCOLI PICENO – Riportiamo e pubblichiamo un comunicato stampa, giunto in redazione l’8 novembre, dal Gruppo Ascoli Piceno e Fermo dei Carabinieri Forestali.

I Militari delle Stazioni Carabinieri Forestale di
Comunanza e di Amandola nell’ambito della campagna di controlli ambientali
sull’inquinamento dei corpi idrici e sul dissesto idrogeologico hanno deferito in stato di libertà
all’Autorità Giudiziaria di Ascoli Piceno il titolare di un’azienda zootecnica sita in agro di
Venarotta. L’imprenditore è stato segnalato per aver realizzato un deposito incontrollato
di rifiuti non pericolosi sul suolo, costituito da letame bovino (classificato con codice C.E.R.
02.01.06), e contestuale smaltimento illecito dello stesso per il dilavamento causato dagli
eventi meteorici verificatisi in quest’ultimo periodo.

Alcune segnalazioni erano arrivate ai Carabinieri Forestali da parte di privati cittadini che
denunciavano l’imbrattamento della Sp 93 con enormi quantitativi di letame. I segnalanti
affermavano inoltre che le piogge dei giorni precedenti avevano portato a valle il letame, fino
al sottostante corso d’acqua denominato Torrente Chiaro, con pericolo di inquinamento delle
acque.

I militari intervenuti presso l’azienda in questione hanno riscontrato una situazione di
irregolarità legata all’allevamento di un numero eccessivo di capi di bovini in relazione ai
terreni a disposizione e anche il sottodimensionamento della concimaia rispetto ai capi di
bestiame allevati.

Nel terreno sottostante l’allevamento zootecnico, i Carabinieri Forestali hanno rinvenuto un
quantitativo di letame palabile scaricato sul terreno su una superficie di circa 2.500 metri
quadrati.

Una parte del materiale è stato recuperato dal personale della ditta zootecnica nei
pressi della strada provinciale per Venarotta mettendo in sicurezza la viabilità e le acque del
sottostante Torrente Chiaro.

Il responsabile, denunciato per violazione dell’articolo 256 (Attività di gestione di rifiuti non
autorizzata) comma 1 lettera “a” e comma 2 del Decreto Legislativo 152/2006, rischia la
pena dell’arresto da tre mesi a un anno o con l’ammenda da duemilaseicento euro a
ventiseimila euro trattandosi di rifiuti non pericolosi.


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