ANCONA – Di seguito una nota congiunta delle associazioni principali ambientaliste, giunta in redazione il 3 febbraio, ovvero Enpa-Lac-Lav-Lipu-Wwf.

Il Tar Marche ha depositato nei giorni scorsi le motivazioni della propria sentenza che mette
definitivamente la parola fine alla deriva filovenatoria della Regione Marche. I Giudici
Amministrativi hanno infatti ampiamente motivato le ragioni sulla sospensione della caccia alla
Tortora selvatica e alla Pavoncella, sulla riduzione del carniere dell’Allodola e sull’utilizzo dei
richiami vivi nella “caccia” in deroga allo Storno.

Come si ricorderà, il Tar Marche aveva già
espresso a Settembre, in forma cautelare, i propri convincimenti in merito alle numerose questioni
sollevate dal ricorso delle Associazioni Ambientaliste delle Marche tramite il loro Avvocato
Tommaso Rossi dello Studio Rossi – Copparoni.

Nell’ultima sentenza i Giudici Amministrativi hanno
quindi compiutamente motivato le loro conclusioni, basandosi sulla documentazione tecnica e
scientifica prodotta dalle Associazioni per contrastare le decisioni ritenute illegittime della Regione
Marche in materia di calendario venatorio e di caccia in deroga alla specie Storno. Inattaccabili
sono state le ragioni che hanno portato alla sospensione immediata della caccia alla Tortora
selvatica e alla Pavoncella, entrambe specie in drammatico declino in tutto il continente europeo,
a causa della caccia indiscriminata e della distruzione degli habitat.

A nulla sono servite le fragili
giustificazioni della Regione, sepolte sotto i dati scientifici prodotti dalle Associazioni Ambientaliste
e confermate dall’applicazione del principio di precauzione da parte del Tar Marche, che,
applicando la legge nazionale, conferma la preminenza della tutela di un bene collettivo come la
fauna selvatica, rispetto agli egoistici interessi di una esigua minoranza di cacciatori. Allo stesso
modo è stata valutata la questione dei carnieri giornalieri dell’Allodola, anch’essa specie decimata
dalla perdita del proprio habitat e dalla caccia, che sono stati ridotti della metà come da tempo
richiesto dall’Ispra e dalla comunità scientifica internazionale.

Ma il risultato più clamoroso è che
è stato finalmente ribadito in maniera definitiva che nel prelievo in deroga allo Storno non può
essere utilizzato nessun tipo di richiamo, sia vivo, che tassidermizzato o in plastica. Si tratta di una
decisione storica, che peserà sui prossimi provvedimenti di abbattimento in deroga, i quali
dovranno rispettare questa sentenza, senza possibilità alcuna di discostarsene, pena di ulteriori e
inevitabili ricorsi destinati ad essere accolti dai Giudici Amministrativi marchigiani.

La sentenza del
Tar conferma per l’ennesima volta lo scenario basato sul principio di legittimità e di precauzione
nella gestione della fauna selvatica, bene indisponibile dello Stato e tutelata in favore delle future
generazioni. Su questi presupposti le Associazioni Ambientaliste marchigiane sono pronte quindi
ad un serio confronto con la Regione Marche al fine di tutelare la biodiversità regionale e favorire
la conservazione delle specie e dei loro habitat.

A condizione però che i nostri politici regionali la
smettano di ascoltare le “sirene” stonate delle associazioni venatorie, ormai sconfessate e
delegittimate dal mondo scientifico e dalle ripetute batoste subìte nei tribunali amministrativi.

 


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