ASCOLI PICENO – Lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina rischia di ripercuotersi in maniera significativa sull’economia marchigiana, già messa a dura prova dai recenti aumenti incontrollati del costo dell’energia e delle materie prime.

A lanciare l’allarme è la Cna Picena, che esprimendo la propria vicinanza alle popolazioni coinvolte manifesta una certa preoccupazione per le possibili conseguenze dello scontro sul piano economico, con particolare attenzione al tessuto imprenditoriale marchigiano.

«In un momento storico di per sé delicato – dichiara Arianna Trillini, presidente della Cna di Ascoli – un conflitto di questa portata metterebbe in ginocchio una volta per tutte centinaia di piccole e medie imprese che nel mercato orientale possono contare su partner consolidati e un canale preferenziale. La speranza è che la diplomazia riesca presto a trovare una soluzione condivisa, per il bene di tutti».

Se tra il 2013 e il 2020 le sanzioni internazionali comminate alla Russia hanno ridotto sensibilmente i numeri dell’export italiano in direzione Mosca, a pagare uno dei conti più salati è stata proprio l’economia marchigiana, con un crollo del 62,2% nel giro di 7 anni a fronte del 34,3% che fa inevitabilmente riflettere sull’importanza del mercato sovietico per le sorti delle nostre imprese.

Paradossalmente, invece, la pandemia ha segnato un deciso incremento dell’export marchigiano in Russia con un 19,5% in più fatto registrare nel 2021 rispetto ai dati dell’anno precedente, mentre il dato nazionale si è fermato a una crescita del 8,3%, evidenziando una maggiore sensibilità dell’economia marchigiana alle dinamiche della domanda russa.

Nei rapporti commerciali con l’Ucraina, invece, è quello agroalimentare il settore più colpito dal coinvolgimento diretto del secondo fornitore del nostro Paese dopo la Polonia. Sul lato delle importazioni, l’Italia acquista soprattutto olii grezzi di girasole, frumento tenero e mais, per il quale Kiev attualmente garantisce una quota superiore al 20% del nostro fabbisogno.

«Dopo il netto inasprimento dei costi energetici, le nuove sanzioni adottate nei confronti della Russia finiranno ben presto per colpire di riflesso anche la nostra economia locale – sostiene Francesco Balloni, direttore della Cna Picena -. La Russia assorbe circa l’1,5% dell’export italiano, per un volume complessivo di affari che nel 2021 si aggirava sui 7,7 miliardi di euro. Numeri straordinari, che coinvolgono in particolare i settori moda, mobili e meccanica: si tratta di comparti fondamentali sul nostro territorio, che solo delle tempestive trattative di pace potranno tutelare garantendo un futuro ai nostri imprenditori».


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