ASCOLI PICENO – Nell’ambito della stagione teatrale del Ventidio Basso di Ascoli Piceno, è andato in scena, sabato 12 e replicherà oggi, domenica 13 marzo, alle ore 20,30, Enrico IV” di Luigi Pirandello, con la regia di Yannis Kokkos che, insieme a Cleo Laigret, ne ha curato anche una scenografia vivace e d’impatto, dove le forti tinte dei rossi, ulteriormente esaltate dalle luci, ben si accordavano a quelle dei costumi.

Attraverso una sorta di teatro nel teatro, la pièce si apre con alcuni attori che si truccano e si preparano ad andare in scena e poi discutono sulle parti loro assegnate. Il tema dell’identità e del ruolo che ciascuno recita appare, dunque, sin dall’inizio dell’opera. C’è, infatti, un uomo caduto da cavallo durante una festa in costume, che sembra essere impazzito in seguito alla caduta, perché crede di essere Enrico IV imperatore di Germania, e ci sono tutti coloro che assecondano la sua follia, interpretando anche loro la parte di qualcun altro.

Ma resta centrale, comunque, il tema della follia, reso vivo e tangibile dalle parole e dai gesti del protagonista, impersonato dall’attore siciliano Sebastiano Lo Monaco. Un Enrico IV che si fa beffe di tutti coloro che lo circondano fino a mettere in ridicolo persino se stesso e che, sin dall’inizio, ci pone di fronte al dubbio di quanto la sua follia sia vera o simulata, proprio perché spesso è assai sottile il confine che separa la realtà dalla finzione.

Due epoche, separate da un arco di tempo di 800 anni, prendono forma e sostanza sul palco in un’alternanza temporale che conferisce realisticità alla vicenda, anche grazie alla recitazione sciolta, scorrevole e naturale di tutti gli attori. Un’opera corale dai risvolti tragicomici in cui l’ironia tragica pirandelliana raggiunge l’apice nel monologo del protagonista che, smessi i panni di Enrico IV, svela la sua finta follia e, allo stesso tempo, mette gli altri di fronte alla loro sciocca credulità.

La follia, infatti, diviene spesso l’unico modo per dire la verità senza essere giudicati o puniti; è, paradossalmente, un mezzo attraverso cui prendere le distanze dalla realtà per guardarla con occhi diversi e con quell’obiettività che, invece, spesso non abbiamo. Eppure, fino alla fine, follia vera e simulata procedono a braccetto e si intrecciano nella confessione del protagonista che, pur ammettendo di essere sano e guarito, rivela, tuttavia, di essere stato veramente pazzo per un certo periodo. Una ” cosciente pazzia”, che è salvezza e condanna al tempo stesso e che lo costringerà a “un’eternità di maschera“, da cui sarà impossibile, ma forse anche non conveniente, liberarsi del tutto.

Un allestimento teatrale che, in ogni caso, pur nella sua fedeltà al testo pirandelliano, risulta fresco e sempre attuale, proprio come lo è il tema della pazzia e della fragilità che la sottende, che spesso ritorna nelle grandi opere pirandelliane e che, come in questo caso, incontra il consenso del grande pubblico.

“È bello rivedere il teatro di nuovo pieno, da voi sembra che la pandemia non ci sia stata – ha dichiarato Lo Monaco nel suo intervento finale, in cui ha ringraziato il pubblico presente, che lo ha a lungo applaudito.” Mi siete piaciuti molto, il teatro non si fa solo sul palco, ma lo fa anche il pubblico”.

 


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