ASCOLI PICENO – Dopo aver fatto i conti con le lungaggini burocratiche che hanno inevitabilmente rallentato l’iter previsto per la ricostruzione post sisma e le ripercussioni sul piano economico della recente emergenza sanitaria, da qualche mese a questa parte cittadini e imprese del Piceno si trovano a convivere con un’improvvisa impennata dei costi dell’energia e delle materie prime che rischia ora di mettere trasversalmente in crisi il tessuto imprenditoriale locale.

Se nonostante una costante risalita dei prezzi i numeri del 2021 avevano contribuito a lanciare segnali positivi in vista di un definitivo rilancio atteso per il nuovo anno, l’andamento di queste prime settimane del 2022 evidenzia una spiccata e ormai stabile tendenza al rialzo, con evidenti risvolti negativi che in maniera generalizzata finiscono per gravare sulle tasche dei consumatori.

I dati relativi ai prezzi dei beni di prima necessità parlano chiaro: a far registrare l’aumento più consistente negli ultimi due mesi è l’olio di semi, maglia nera degli aumenti con un 19% in più sul prezzo d’acquisto, seguito a ruota da verdura fresca (17%), pasta (12%), burro (11°%), frutti di mare (10%) e farina (9%). Percentuali allarmanti, che i fragili equilibri geopolitici del fronte orientale potrebbero di questo passo rendere ancora più proibitive nelle settimane a venire per le imprese attive nel settore agroalimentare e per tutti i residenti del Piceno.

La Cna di Ascoli esprime grande preoccupazione per i recenti aumenti incontrollati, che procedendo a questo ritmo finiranno per ripercuotersi in maniera drammatica sulla capacità di acquisto della comunità, compromettendo investimenti fondamentali per il territorio anche in ottica occupazionale.

“Si tratta di una problematica ormai diffusa – spiega Arianna Trillini, presidente della Cna Picena – che a partire dall’industria alimentare finisce per abbattersi sui trasporti e a cascata su tutti gli altri settori chiave dell’economia locale. Come Cna chiediamo da settimane un tempestivo intervento delle istituzioni per porre un freno alle incertezze del momento, con il clima di tensione internazionale che di certo non contribuisce a invertire un trend ormai consolidato”.

“Le prime avvisaglie in tema di aumenti risalgono allo scorso anno – ricorda Caterina Mancini, responsabile Cna Agroalimentare Ascoli – con una netta espansione dei prezzi dei prodotti agricoli nazionali registrata nell’ultimo trimestre del 2021. Da allora le nostre aziende stanno sostenendo costi di gestione ben fuori portata, che in assenza di un provvedimento urgente da parte del Governo potrebbe presto portare gli imprenditori a prendere in considerazione l’ipotesi di una chiusura delle attività”.

Con un’inflazione giunta nel giro di poche settimane a un picco del 6%, il timore della Cna di Ascoli è che gli aumenti degli ultimi tempi possano celare preoccupanti e scorrette pratiche speculative a scapito di imprese e cittadini già messi a dura prova dai rincari generalizzati.

“Lo scoppio del conflitto in Ucraina ha senza dubbio acuito il problema – sottolinea Francesco Balloni, direttore della Cna Picena – ma di questi tempi avvertiamo l’esigenza di una riflessione generale in grado di comprendere appieno il ruolo di un’eventuale tendenza speculativa. Gli aumenti risultano ormai insostenibili per i cittadini, la cui capacità di spesa non va certo di pari passo con l’aumento dei prezzi”.


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