ASCOLI PICENO –  Si è aperta ieri, domenica 1 maggio, presso il Caffè Meletti di Ascoli Piceno, l’esposizione di una ventina di opere dell’artista ascolano Leopoldo Tomassini, tra cui il dipinto “Ci vediamo al Meletti”, che omaggia la città e il caffè. Le opere saranno in mostra fino al 31 maggio, mentre questo quadro resterà in possesso del Meletti, cui l’autore ha fatto dono.

Non è la prima volta che Tomassini, nato a San Benedetto del Tronto e residente ad Ascoli, dove ha lo studio, mette in mostra i suoi quadri nello storico locale. “Il Caffè Meletti  è il cuore di Ascoli, un punto essenziale di ritrovo, come lo sono piazza del Popolo ma anche piazza Arringo – ha affermato. E riguardo alle opere esposte ha spiegato: “Ci sarà un po’ di tutto. Dai Saltimbanchi, che rappresentano l’uomo, ai paesaggi ed alle nature morte. In queste ultime ci sarà quella che definisco una mia caratteristica: lo sfondo richiama sempre ambientazioni di Ascoli. E’ un po’ la mia firma”

Allievo a Buenos Aires, dove ha iniziato la sua carriera di pittore, del notissimo maestro Quinchela Martin, Tomassini, al ritorno in Italia, ha completato gli studi per l’insegnamento del disegno e della storia dell’arte e ha frequentato a Roma l’Accademia delle Belle Arti e i laboratori dei restauratori più noti di via Margutta. Ha partecipato come restauratore a una spedizione archeologica in Afghanistan, alla spedizione speleo-archeologica indetta dall’Istituto Militare e dalla Soprintendenza di Ancona e alla 1° Quadriennale Europea di Arte Contemporanea a Roma, riportando una segnalazione di merito e l’inserimento permanente alle successive mostre tenutesi nelle altre capitali europee. Il 13 ottobre del 1975 ha ricevuto il titolo accademico dall’Accademia Universale Guglielmo Marconi e ha continuato a firmare opere all’interno di monumenti storici. Amico di diversi pittori locali come Ferrari, Anastasi, Marinucci e, in particolare, Pericle Fazzini, ha partecipato a collettive locali e ha realizzato anche mostre personali ad Ascoli, tra cui quella del 2003 a Palazzo dei Capitani, dove ha raccontato la propria produzione  pittorica dal 1970 al 2003.

 

 


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