ANCONA – È difficile curarsi per l’endometriosi nelle Marche. Le donne affette da questa malattia cronica, che ne colpisce circa 3 milioni in Italia, devono spesso rivolgersi a centri sanitari situati in altre regioni, influendo sulla mobilità passiva.

Alice è una delle tante donne marchigiane con endometriosi e come gran parte delle persone che vivono nelle Marche e che convivono con tale patologia ha dovuto rivolgersi a centri specializzati a molti km di distanza per trovare il percorso terapeutico adeguato alla sua salute. «Ho perso un rene per la mancanza di professionalità nelle Marche – racconta Alice, volontaria dell’A.P.E. Associazione Progetto Endometriosi che da oltre 16 anni riunisce pazienti di tutta Italia nel fare informazione e creare consapevolezza sulla malattia -. Dal 2010 mi sono rivolta ad un centro specializzato ospedaliero del Veneto e poi per accorciare le distanze dei viaggi da casa dal 2020 in Emilia Romagna, a Rimini, dove ho trovato l’eccellenza e la professionalità di cui avevo bisogno. Come me, moltissime donne delle Marche devono rivolgersi fuori regione.

Nelle Marche non ci sono molti medici specializzati per la nostra patologia, né strutture di riferimento multidisciplinari». La testimonianza di Alice è solo una conferma del recente studio elaborato dall’Università Politecnica delle Marche, il quale ha rivelato dati preoccupanti sulla mobilità passiva e sui costi a carico della Regione per sostenere parte degli spostamenti dei marchigiani per curarsi in altre regioni. Una spesa che, come evidenziato dalla ricerca pubblicata proprio in questi giorni, equivale ad oltre 100 milioni di euro (114.028.858 euro, che corrisponde al valore medio annuo di mobilità passiva tra il 2017 e il 2021), ed indica un 50% della mobilità verso l’Emilia Romagna, il 13% verso la Lombardia. Di recente, a fine febbraio 2022, durante un incontro pubblico ad Ascoli Piceno, organizzato dall’A.P.E. Associazione Progetto Endometriosi  con medici ed esperti della malattia, è stata illustrata l’esperienza della Regione Emilia Romagna, che ha istituito i Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (PDTA) dell’endometriosi, con una rete di centri clinici per la presa in carico delle pazienti, in modo che le donne possano conoscere i punti di accesso, avere chiare le modalità di assistenza sanitaria e sull’eventuale trattamento chirurgico, qualora fosse necessario. A seguito dell’incontro si sono accesi i riflettori sulla problematica e sono state presentate diverse proposte di legge. Nelle Marche c’è un centro di riferimento per l’endometriosi e la situazione sta lentamente migliorando, ma è fondamentale la realizzazione in tempi rapidi della rete. Le volontarie dell’A.P.E. da tempo hanno portato all’attenzione della Regione

Marche tale problematica, trovando disponibilità e interesse che auspicano si tramutino in azioni concrete. Le donne affette da endometriosi sono tantissime e spesso spaesate, ed hanno assolutamente necessità di rivolgersi a medici specializzati, di accorciare i tempi della diagnosi, fondamentali per approcciarsi nel modo giusto alle cure ed evitare peggioramenti della malattia, di seguire un percorso sanitario multidisciplinare, essenziale per gestire al meglio la patologia. 

 


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