ANCONA – La scadenza dei contratti dei Navigator è prevista per il 31 ottobre 2022: sono figure professionali che, per conto di Anpal Servizi, da tre anni operano in modo integrato con i centri per l’impiego e svolgono un  ruolo di presa in carico, orientamento e avvicinamento al mercato del lavoro dei beneficiari del reddito di cittadinanza. 

Secondo i dati dell’Ires Cgil Marche, nel 2021 i beneficiari della misura sono stati 45mila. Di questi, quelli occupabili, ovvero soggetti al Patto per il Lavoro, hanno spesso condizioni che rendono difficile un’immediata collocazione lavorativa in quanto disoccupati di lungo periodo, caratterizzati da basso livello di istruzione e da limitate competenze professionali. L’indice di profiling, che indica lo svantaggio di questi soggetti, ovvero la probabilità di non essere impiegati entro dodici mesi, nelle Marche è a 0,84 (1 è il valore massimo). I dati aggiornati a giugno 2022 indicano che i beneficiari convocati sono stati oltre 23 mila e i patti di lavoro stipulati quasi 10mila.

Dichiara Loredana Longhin, segretaria regionale Cgil Marche: “Ad aggravare questa situazione , è il quadro economico generale: infatti l’improvviso aumento del costo energetico, associato ad un’ingiustificabile speculazione, farà sì che il tasso di povertà subirà inevitabilmente un’impennata nei prossimi anni e le persone più fragili economicamente si troveranno ancor più in difficoltà”.

A ciò si aggiunge, prosegue, “ che il mercato del lavoro marchigiano è caratterizzato da una forte precarietà e frammentazione dei contratti di lavoro, e disuguaglianze di genere, con il conseguente aumento del lavoro povero”.

In questo contesto, i navigator sono i case manager dei beneficiari del reddito di cittadinanza: si occupano cioè dell’individuazione di eventuali cause di esclusione dai percorsi di inserimento lavorativo, della profilazione, dell’orientamento, dell’individuazione di piani personalizzati di accompagnamento al lavoro e supportano i beneficiari nel rapporto con i servizi dei centri per l’impiego.

Per questo, la Cgil Marche: “Ribadisce al governo la necessità di un loro inserimento stabile e strutturale all’interno dei servizi pubblici. È stata appena rinnovata la richiesta d’ incontro alla Regione Marche perché è impensabile che le Regioni, titolari in materia di politiche attive del lavoro, non esercitino una pressione verso Roma per mantenere queste figure . Il rischio non è soltanto la perdita dei posti di lavoro ma anche la vanificazione del contributo apportato da queste figure, così fondamentale per un reale miglioramento del servizio pubblico”.


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