ROMA – Proposte di aggiornamento riguardanti la pericolosità da frana approvate con l’intesa di tutti i componenti e formale avvio al processo di redazione del Pai distrettuale. Sono i due punti chiave su cui si è sviluppata la Conferenza operativa dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale.

Escluso un caso riguardante l’assetto idrogeologico dei bacini regionali del Lazio, gli aggiornamenti riguardano tutte aree comprese nel cosiddetto “cratere sismico”, vale a dire i territori colpiti dai terremoti che hanno investito l’Italia centrale tra l’estate del 2016 e il gennaio del 2017. Grazie a un accordo tra l’Autorità e il Commissario straordinario sisma 2016 e grazie agli studi condotti dalle Università del territorio, nei mesi passati sono state sottoposte a indagine 242 aree a rischio frana situate nelle regioni Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo.

E, alla luce degli studi effettuati e del conseguente mutamento del quadro conoscitivo, nella riunione di oggi sono stati proposti diversi aggiornamenti, riguardanti o la revisione del livello di pericolosità o l’ampliamento dei perimetri del dissesto. Le zone interessate dalla Conferenza odierna ricadono per la stragrande maggioranza entro i confini delle Marche e, in particolar modo, nelle province di Macerata e Ascoli Piceno.

Tutti i dettagli sono consultabili all’interno del materiale depositato in sede di Conferenza operativa che, con l’intesa da parte di tutti i componenti dell’organismo, ha approvato le proposte di aggiornamento. Nel corso della riunione è stato inoltre dato formalmente il via al processo di redazione del Pai distrettuale, che tra le altre cose prevede anche un periodo di tempo (sei mesi) per la formulazione di eventuali osservazioni da parte di cittadini, associazioni e più in generale di stakeholder pubblici e privati.

Verranno dunque ora pubblicati nella sezione del sito web istituzionale a ciò dedicata sia il calendario che il programma di lavoro per la presentazione del piano.

“È nostra intenzione avviare velocemente il processo di redazione del Pai distrettuale per stabilire un quadro di riferimento aggiornato e finalmente omogeneo per tutto il territorio del Distretto dell’Appennino centrale”, ha annunciato il Segretario generale dell’Autorità Marco Casini nelle comunicazioni che hanno aperto i lavori della Conferenza operativa.

Attualmente sono infatti sette i Pai che governano i fenomeni di rischio idrogeologico: Pai del bacino nazionale del fiume Tevere, Pai dei bacini regionali del Lazio, Abruzzo, Marche e Pai dei bacini interregionali dei fiumi Tronto, Fiora, Sangro. “È chiaramente necessario andare verso un superamento di questa frammentazione che non giova all’attività di prevenzione, mitigazione e gestione dei fenomeni di rischio idrogeologico”, ha sottolineato il Segretario generale, aggiungendo: “Il Pai distrettuale si pone in primo luogo l’obiettivo di aggiornare il quadro della pericolosità e del rischio idrogeologico con metodologie e livelli di approfondimento omogenei nel territorio del distretto utilizzando tutti i risultati fino ad ora conseguiti anche grazie a strumenti innovativi come il Progetto ReStart, il Programma Operativo Ambiente Fsc 2014-2020, la convenzione con la struttura commissariale del sisma 2016 e le Università del territorio per lo studio delle frane”.

Il Pai distrettuale avrà inoltre come importante obiettivo quello di riconsiderare i fenomeni alluvionali e da rischio frana come il prodotto delle attività umane in determinate aree al fine di consentire, quindi, l’adozione di adeguate misure di contrasto e prevenzione.

“In questo senso – ha annunciato il Segretario generale Casini – gli studi dell’Ispra che, grazie ai rilievi del Programma Europeo di osservazione della terra Copernicus, restituiscono dati a risoluzione altissima sul consumo e sull’impermeabilizzazione dei suoli, saranno utilizzati per le valutazioni dei fenomeni di infiltrazione e ruscellamento, così come saranno acquisite nuove conoscenze e metodologie specifiche per l’analisi degli effetti al suolo dei cambiamenti climatici e delle metodologie per l’adattamento”. Da ultimo, ha osservato Casini, il Pai distrettuale “consentirà la gestione delle trasformazioni territoriali mediante una normativa tecnica di attuazione che, armonizzando quelle attualmente vigenti in un unico testo coordinato, supererà differenze di scala, di procedure e di discipline specifiche senza mai perdere di vista le peculiarità fisiche di ogni bacino”.


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