ROMA – “La situazione meteorologica non è diversa da quella dello scorso anno e in molte parti del Distretto lo stato attuale delle risorse idriche risulta inferiore a quello dello stesso periodo del 2022. Già sappiamo che in estate, con l’aumento delle temperature e dei consumi, ci saranno delle difficoltà”. È il messaggio lanciato da Marco Casini aprendo i lavori dell’Osservatorio permanente sull’utilizzo delle risorse idriche. Il Segretario generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino centrale fa partire la propria analisi da quella che è la situazione a livello generale e, alla luce poi delle informazioni aggiornate provenienti dal territorio, richiama l’attenzione su quella che al momento appare come la proiezione più probabile per i mesi estivi – severità idrica da media ad alta – e sulla necessità di attuare fin d’ora misure per far fronte a possibili situazioni di crisi.

Gli effetti dei cambiamenti climatici generati dal riscaldamento globale hanno ormai profondamente alterato l’equilibrio del ciclo idrologico del nostro Paese, con importanti ripercussioni sulla disponibilità e sulla distribuzione della risorsa idrica con conseguenti effetti negativi sui sistemi idrici (siccità idrologica), sul suolo e sulle colture (siccità agricola) e sui sistemi socio-economici e ambientali fino a determinare, nei mesi estivi, un vero e proprio squilibrio tra la disponibilità della risorsa e i fabbisogni necessari per gli usi civili, agricoli ed industriali e per la conservazione degli ecosistemi (siccità socio-economica e ambientale).

Le maggiori precipitazioni sul Distretto osservate nel mese di gennaio 2023 (+20%) e un recupero momentaneo di alcune portate di sorgente non bastano di certo a far abbassare la guardia. Il deficit idrico accumulato in questi ultimi anni è infatti enorme.

La gestione dell’intero ciclo delle acque deve, pertanto, essere resa più efficiente il prima possibile, partendo da un monitoraggio puntuale e continuo delle grandezze idrologiche, dello stato dei suoli e degli usi dell’acqua che consenta di mettere in relazione gli eventi climatici con i suoi effetti e quindi di pianificare azioni di mitigazione a breve, medio e lungo periodo.

Le azioni da mettere in campo, per il Segretario generale dell’Autorità, sono molteplici e investono settori diversi.

Innanzitutto, come è stato per l’energia, “è necessario sensibilizzare immediatamente tutti gli utenti a un utilizzo più parsimonioso dell’acqua durante tutto l’anno”. È indispensabile quindi intervenire sulle reti idriche, perché “perdite anche superiori al 40% della risorsa non sono più tollerabili”, ed aumentare la ridondanza negli schemi idrici. Bisogna poi aumentare notevolmente le capacità di accumulo dell’acqua piovana liberando dai sedimenti gli invasi esistenti e costruirne di nuovi, anche di piccole dimensioni, laddove necessario, incluso l’accumulo delle acque di pioggia nelle città. È necessario poi rivedere la produzione di colture particolarmente idrovore, implementare il recupero delle acque reflue ad uso agricolo, efficientare maggiormente l’utilizzo delle acque in agricoltura (agricoltura 4.0), fino alla messa in campo di impianti di desalinizzazione.

Tutti interventi, spiega Casini, da attivare nell’immediato, anche se alcuni inseriti in un’ottica di più lungo periodo, a prescindere da precipitazioni che potrebbero o meno esserci nei prossimi mesi. La siccità meteorologica non è più un fatto emergenziale, ma strutturale, ed è necessario un tavolo congiunto che coinvolga tutti gli attori istituzionali, dai Ministeri, alle Autorità di bacino, alla Protezione civile, ai Consorzi di bonifica, alle Regioni e agli enti locali, fino agli Istituti di ricerca.


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