ASCOLI PICENO – I Musei Civici, gestiti da INTEGRA – Gestione Integrata Sistemi per la Cultura e Pulchra – Società Cooperativa Culturale e Sociale del Consorzio Il Picchio, presentano “Tra luci e ombre. Tracce di vita dal carcere”, a cura di Stefano Papetti, Cristina Peroni, Aurora Alberti e Cristiano Massari, una grande mostra collettiva in esposizione dal 4 marzo al 4 giugno sostenuta dal Sindaco Marco Fioravanti e dall’Amministrazione Comunale. 

Perché allestire una mostra  proprio all’interno dell’ex carcere del Forte Malatesta?  Non si vuole certo celebrare il passato di una realtà che ha espresso malesseri, violenze, dolori o privazioni, ma semmai lo scopo primario consiste invece nel voler sottrarre all’oblio del tempo la storia del carcere, per assegnare ad essa una funzione didattica e di sensibilizzazione sociale. Sgombrare il campo dalle ombre, dai fantasmi, dai pregiudizi, rendere visibile ciò che è stato tenuto celato per troppo tempo sono le finalità che la mostra “Tra luci e ombre. Tracce di vita dal carcere” intende perseguire. 

La mostra nasce dal ritrovamento dell’unica testimonianza fotografica del Forte Malatesta immediatamente successiva al trasferimento, nel 1980, all’attuale casa circondariale di Marino del Tronto. A ragione di ciò, nel percorso mostra si prendono in considerazione gli ultimi trent’anni di attività del carcere fino alla sua definitiva chiusura. 

Si tratta di un racconto per immagini realizzato dal fotografo Paolo Raimondi che permetterà di ripercorrere proprio quest’ultimo periodo, facendo rivivere le atmosfere e le condizioni dei carcerati attraverso suggestive testimonianze fotografiche ed esperienze immersive.  La storia del carcere viene quindi riscritta attraverso il recupero di materiali e fotografie e trasformata in un’occasione di confronto e conoscenza.  

La mostra presenta inoltre un dialogo tra il racconto foto-documentaristico di Paolo Raimondi e il lavoro del fotoreporter Valerio Bispuri “Prigionieri”, realizzato dal 2015 al 2019. Se il primo indaga la presenza di un’assenza, le tracce di ciò che è stato, Bispuri pone l’accento sulle condizioni psico-emotive negli istituti penitenziari italiani, sulla privazione ed emarginazione sociale dei detenuti condannati all’invisibilità al di fuori del confine carcerario. 

Accanto ai due progetti fotografici, la mostra presenta due interventi installativi site-specific realizzati per l’occasione dagli artisti  Benedetta Fioravanti e Matteo Costanzo e un allestimento che prevede la ricostruzione fedele di una cella di detenzione. Sarà anche possibile assistere alla visione di un breve documentario, prodotto appositamente per l’esposizione, che racconta gli ultimi anni di vita della struttura attraverso le interviste realizzate dal giornalista televisivo Remo Croci a due ex guadie e a due testimoni diretti della vita del carcere. Non mancano delle postazioni interattive che permettono al visitatore una totale immersione e un pieno coinvolgimento alla mostra: una postazione digitale offrirà l’opportunità di visionare delle scanzioni di originali e autentici documenti di archivio, come ad esempio i registri di accesso alla struttura, mappe delle suddivisioni delle sezioni, l’elenco delle sanzioni e pene da scontare, etc.

L’intero percorso di mostra mira a presentarsi come un discorso sul tema dell’errore in cui le ombre buie in cui è sempre stato relegato sono rischiarate da una nuova luce costruttiva. In questo senso, dunque, i lavori in mostra sottolineano, con linguaggi differenti, un rovesciamento di prospettiva, in cui l’errore assume un inedito ruolo positivo, laddove esso può essere inteso come occasione di
apprendimento e crescita.

La riflessione sul mondo carcerario è un argomento di grande attualità ed è per questo che la Gestione dei Musei Civici ha organizzato un interessante calendario di eventi che prevede una serie di iniziative per tutta la durata della mostra: incontri, approfondimenti, dibattiti, presentazioni di libri, visite guidate e degustazioni. Uno dei momenti più significativi sarà l’incontro delle scuole con l’ex direttrice del Carcere di Marino del Tronto, la dott.ssa Lucia Di Feliciantonio che racconterà i numerosi programmi di recupero attivati presso il penitenziaro piceno. Non mancheranno momenti di inclusività con la proposta di visite guidate nella lingua dei segni e ancora degustazioni ispirate ai menù del carcere ottocentesco.

E’ inoltre previsto il  ciclo di incontri culturali “Fuori dal carcere”con il patrocinio di Fondazione Marche Cultura e organizzati insieme al Circolo Cultural-mente insieme

Sono inoltre previsti nelle prime tre settimane della mostra Open day dedicati a varie categorie. Il primo incontro (fissato per il  9 marzo) sarà riservato  agli insegnanti per presentare l’offerta didattica dedicata al mondo della scuola. Attraverso visite guidate didattiche e laboratori verrà approfondito il delicato tema della detenzione carceraria e della sua funzione rieducativa; il 16 e il 23 marzo saranno invitati a visitare la mostra, rispettivamente  guide turistiche e tour operator e poi ristoratori e albergatori del territorio L’obiettivo non è solo quello di far conoscere a tutti operatori del settore turistico e ricettivo  la Fortezza Malatestiana e la mostra, ma anche quello di raccontare e promuovere il territorio e il patrimonio artistico cittadino in modo tale che siano loro a diventarne  promotori con i propri clienti. 

Si segnala infine  un’iniziativa di particolre rilevo promossa dai Musei Civici nell’ambito della mostra “Tra luci e ombre”: presso il bookshop del Forte Malatesta saranno in vendita gadget e prodotti del brand “Made in Carcere”.  Made in Carcere” è il brand della Onlus  Officina Creativa che promuove da oltre dodici anni il lavoro delle donne detenute nelle carceri italiane. I manufatti Made in Carcere sono, infatti, cuciti dalle mani di sarte che all’interno degli Istituti Carcerari sperimentano  quello che è il fine ultimo della pena, il reinserimento lavorativo e sociale. Tutti i prodotti vengono realizzati nel carcere di massima sicurezza di Lecce Borgo San Nicola, presso la Casa di Reclusione Femminile di Trani, e da poco a Matera. I gadget etici e gli  accessori moda  vengono realizzati con tessuti di recupero, raccolti da varie aziende tessili italiane. Lo scopo principale di “Made in Carcere” è di diffondere la filosofia della “Seconda Opportunità” per le donne detenute, un messaggio di speranza, di concretezza e solidarietà, ma anche di liberà.

Ascoli Musei desidera infine ringraziare i partner che hanno creduto nel progetto e che hanno  contribuito alla realizzazione della mostra: il  BIM Tronto, Magazzini Gabrielli S.p.a, Impresa Edile GASPARI GABRIELE S.R.L.,  Integra – Servizi per la cultura e turismo, Il Picchio – Consorzio cooperative sociali cattoliche,  Xentex – produzioni video e il Circolo Cultural-mente insieme. 

 

Inaugurazione  “Tra Luci e Ombre. Tracce di vita dal Carcere”: Sabato 4 marzo alle ore  18.00 

Mostra organizzata da Ascoli Musei Civici | Integra – Servizi per la cultura e turismo | Il Picchio – Consorzio cooperative sociali cattoliche 

Con il patrocinio e il contributo di Comune di Ascoli Piceno 

Con il contributo di BIM Tronto | Impresa Edile GASPARI GABRIELE S.R.L. | Magazzini Gabrielli S.p.a 

Coordinamento servizi educativi MusAP.edu – Dipartimento Educativo Ascoli Musei Civici 

Partner tecnici Techno – Heritage | Xentex – produzioni video 

 

Informazioni utili
► Orari apertura
Fino al 1 aprile 2023
martedì e giovedì 10-13 | mercoledì e venerdì 15-18 | sabato e domenica 10-13 15-18
Dal 1 aprile 2023
martedì – venerdì 10-13 15-19 |sabato e domenica 11-19 (ultimo ingresso 18:30)
► Ingresso
biglietto intero € 6.00/ ridotto € 4.00 (dai 14 ai 18 anni) / grauito (minori di 14 anni)
► Offerta didattica: visita guidata € 2.00 / visita didattica € 4.0

 

Presentazione Artisti 
Paolo Raimondi già professore presso l’Università degli Studi dell’Aquila, da sempre appassionato
di fotografia e iscritto alla FIAF – Federazione Italiana Associazioni Fotografiche, indaga nei suoi
progetti fotografici il suburbano: vita di strada e strutture abbandonate. Il lavoro fotografico al ForteMalatesta è un racconto poetico, unica testimonianza, di una situazione che ben presto sarebbe andata perduta a causa dei successivi lavori di ristrutturazione della fortezza.


Valerio Bispuri reporter professionista dal 2001, collabora con numerose riviste italiane e
internazionali, è in mostra al Forte Malatesta con “Prigionieri”, progetto che nasce nel 2014, qui
l’autore decide di continuare a esplorare il mondo dei detenuti (in precedenza lavora ad Encerrados,
un viaggio fotografico di dieci anni attraverso 74 carceri del Sud America) questa volta nelle carceri
italiane. Prigionieri, insieme a Encerrados e Paco, formano una trilogia sulla libertà perduta.

 

Matteo Costanzo si è formato presso l’Accademia di Urbino; vive tra Pesaro e Roma e attualmente
è uno degli artisti che ha partecipato con una nuova produzione Green_performance #07 [De Sade
è evaso / De Sade escaped] pensata appositamente per la mostra “Tra luci e ombre. Tracce di vita
dal carcere”. Uno dei temi ricorrenti nella ricerca di Matteo Costanzo è l’errore, per l’appunto la sua
installazione site-specific riflette sul fallimento attraverso un corpo verde, deprivato da qualsiasi
aspetto identitario e caratterizzante, è impossibilitato nell’evasione.

 

Benedetta Fioravanti  classe 95 vive e lavora a Venezia e grazie alla mostra torna a lavorare nella
sua città natale, Ascoli Piceno. Anche lei decide di produrre un nuovo lavoro per l’occasione. La sua
indagine antropologica sul quotidiano, internet e lo spazio va a riflettersi in Forever Again. La sua
produzione è un video che riflette sul concetto di memoria soggettiva e collettiva messo in relazione a quello di oblio inteso come dimenticanza, dolce assopimento, senso di abbandono. Si verrà a creare un corto circuito tra elementi opposti tra loro e in relazione all’interno di Forever Again. A rafforzare ciò, ci sarà anche una traccia audio prodotta da Furtherset che sottolinea – con il suo andamento lento, sovrapposto al sonoro originale remixato, in chiaro contrasto con lo scorrimento delle immagini in video – quello stato di assopimento che il lavoro cerca di evocare.


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