CASTIGNANO – Avviare un tavolo di concertazione per valutare l’impatto del cambiamento climatico sulle produzioni agricole e le sulle biodiversità agrarie. A tale scopo è stato organizzato dallo Slow Food Marche, con la partecipazione della Regione Marche, dell’AMAP e di Slow Food Italia, un incontro dal titolo “I Presidi e le Biodiversità delle Marche, alla prova del cambiamento climatico: stato attuale e prospettive”, a cui ha collaborato la locale Condotta Slow Food Piceno San Benedetto del Tronto-Valdaso.
L’incontro si è svolto questa mattina, 4 settembre, a Castignano, nella Sala consiliare del Comune, alla presenza dell’assessore regionale all’Agricoltura e allo Sviluppo rurale ed economico, Andrea Maria Antonini, del presidente di Slow Food Marche, Vincenzo Maidani, del presidente AMAP, Marco Rotoni.
Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Castignano, Fabio Polini, è stato avviato un confronto sull’influenza del clima nelle produzioni agricole. Il dato di fatto da cui si parte è che il clima sta cambiando, con aumento eccessivo delle temperature e il ciclo convettivo delle correnti d’aria dà origine a precipitazioni copiose ed imprevedibili.
Queste variazioni climatiche, come è stato segnalato anche a livello nazionale alla responsabile dei Presidi Slow Food, Raffaella Ponzio, e ribadito anche oggi da Sergio Corradetti, rappresentante dei produttori del Presidio Slow Food dell’Anice verde di Castignano, influiscono sulle produzioni agricole e mettono a rischio la sopravvivenza di quelle biodiversità che per secoli hanno caratterizzato l’economia e lo stile di vita dei territori delle Marche.
“La biodiversità è un importante elemento di coesione che caratterizza l’aspetto identitario di un territorio. Racchiude valori attorno a cui una comunità può creare legami di appartenenza, oltre a rappresentare fattore di sviluppo economico”. È quanto ha dichiarato l’assessore Antonini nel suo intervento. “Fondamentale è il ruolo degli agricoltori – ha continuato Antonini – essi sono i custodi della biodiversità e la loro azione è determinante per prevenire le conseguenze di questi fenomeni climatici anomali. Da un punto di vista economico, è necessario introdurre i prodotti legati alla biodiversità in un percorso di filiera, la sola in grado di offrire garanzie sia per i produttori che per i consumatori, nel rispetto dell’ambiente”.
La Regione già da diverso tempo opera a tutela delle varie biodiversità attraverso una legge apposita, attraverso cui è stata eseguita una mappatura di queste produzioni. “Da una parte ricerca e dall’altra innovazione – ha spiegato l’assessore regionale – La Regione offre la possibilità di utilizzare l’innovazione tecnologica per la messa a punto di nuovi sistemi a protezione di queste biodiversità. Vale a dire ricercare sempre di più quelle caratteristiche per rendere ancora più resistenti da un punto di vista biologico le varie produzioni autoctone e poi utilizzare nei sistemi di coltivazione tutte quelle nuove tecnologie che servono a proteggerle dai cambiamenti climatici”.
Di qui l’importanza del compito dell’AMAP. “L’Agenzia regionale per l’innovazione nel settore agroalimentare e della pesca – ha spiegato il suo presidente, Marco Rotoni – metterà sul campo le migliori strumentazioni e tecnologie per tutelare queste biodiversità e lo farà naturalmente relazionandosi con altre agenzie nazionali e con le Università, rafforzando il suo ruolo di cerniera all’interno di un lavoro importante a tutela delle biodiversità”.
L’anice verde di Castignano, il fagiolo Laverino di Fiuminata, il carciofo di Montelupone, la mela rosa dei Sibillini o il mosciolo di Portonovo. Sono solo alcuni dei prodotti che sono stati oggetto del dibattito e che vivono queste criticità legate al cambiamento climatico.
“Questo incontro serve per fotografare la situazione delle produzioni e allo stesso tempo portare avanti alcune strategie per tutelare questo patrimonio agrario e culturale – ha dichiarato Vincenzo Maidani, presidente di Slow Food Marche – Perché questi cibi sono identificativi di un territorio e creano anche coesione all’interno delle comunità che li originano. Sono cibi che normalmente prendono anche il nome dei territori in cui vengono coltivati e i cui produttori non hanno solamente una funzione produttiva ma anche sociale e culturale. Quindi ci sembra necessario cominciare un dialogo in maniera più strutturata sia con le istituzioni pubbliche sia con gli altri corpi intermedi come il nostro, sia con le Università”.
Dopo questi interventi è seguito un confronto tecnico a cui hanno preso parte: Francesco Sottile, docente presso l’Università degli studi di Palermo, membro di Slow Food International, esperto di fama mondiale e responsabile di diversi progetti relativi alla conservazione delle biodiversità e sulla valutazione degli effetti delle variazioni climatiche; Ambra Micheletti, responsabile AMAP del progetto biodiversità agrarie; Daniele Citeroni, cuoco dell’Alleanza dei cuochi Slow Food Marche.
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