APPIGNANO DEL TRONTO – Molti i Comuni a Rifiuti Zero nella mattinata del 27 ottobre ad Appignano del Tronto per discutere sul nuovo Piano regionale sui rifiuti: Altidona, Carassai, Castignano, Offida, Venarotta, San Benedetto del Tronto, Pesaro, Grottammare, Ascoli, ma anche i Comuni dell’Unione montana Tronto e Valfluvione (Acquasanta Terme, Arquata del Tronto, Comunanza, Montegallo, Palmiano, Roccafluvione), Monsanpolo, Maltignano, Colli del Tronto e il gestore dei rifiuti Picenambiente.
La Sindaca di Appignano, Sara Moreschini, illustrando il Piano d’ambito di Ascoli, rimarca le criticità del Tmb temporaneo e della discarica di Relluce, discarica di ambito da oltre 40 anni, troppo per la cittadinanza di queste zone, che sarà condannata a subire la discarica, perché il nuovo Piano regionale predilige i siti già utilizzati per la localizzazione di nuovi impianti.
Ma non è l’unica novità del Piano che non convince i Sindaci: si prevede infatti la realizzazione di un inceneritore, come annunciato dall’assessore Aguzzi.
Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Italy e vincitore del Goldman Environmental Price, Nobel alternativo per l’ambiente, sottolinea come sindaci e amministratori devono lavorare insieme ai cittadini e agli attivisti per esprimere la loro creatività, che vuol dire anche coraggio, fatica, investimento, soprattutto quando i numeri ci danno ragione.
Alla recente Cop 27 è emerso chiaramente come nessuno investe per risanare e rigenerare i territori, siamo ancora nell’era della rottamazione. Molto concretamente, bisogna saper fare la transizione dal sistema lineare all’ economia circolare, imitando la natura, che funziona in circolo. Operativamente, a Capannori una volta a mese apriamo il sacco indifferenziato per vedere cosa resta sullo stomaco del sistema per provare a riusarlo, ripararlo o riciclarlo, oppure a restituirlo al produttore per riprogettarlo. Ad esempio, in ogni lavatrice c’è mezzo kg di rame e di alluminio che possiamo recuperare. E’ necessario guardare la faccia sporca del nostro modello e rispondere con positività lavorando alla costruzione di alternative.
Analizzando le Marche, osserva che negli ultimi anni non è stato fatto molto per aumentare la raccolta differenziata e anche gli obiettivi del Piano regionale sono limitati, mentre la Lombardia punta all’83% e la Sardegna all’85%.
Introducendo la tariffazione puntuale la raccolta aumenterebbe di 8 punti, portando il rifiuto residuo a 150mila tonnellate, mentre la riduzione dei rifiuti può arrivare a meno 10%, prudenzialmente 5%, rendendo l’inceneritore non sostenibile economicamente nelle Marche, ben lontano dalle 400.00 tonnellate di un impianto di piccola taglia.
Allora occorre fare un tavolo tecnico aperto a tutte le scuole di pensiero per recuperare il rifiuti residuo, e proporre nuovi impianti di recupero di materia a freddo, con telecamere e separatori ottici (NIR), che arrivano a recuperare almeno il 70% del RUR. Si potrebbero, ad esempio, riciclare i pannolini e i mozziconi di sigaretta, recuperare il residuo per coprire le discariche, evitando lo sbancamento di terreno. In tal modo le discariche sarebbero veramente residuali, una sorta di depositi temporanei, in attesa di risolvere tutti i problemi del sistema.
Il procedimento di VAS che si apre sul Piano regionale impone la valutazione delle alternative all’inceneritore, non possiamo cadere nel pensiero unico. Per questo serve un tavolo tecnico multidisciplinare.
Un video di Enzo Favoino, Coordinatore del Comitato Scientifico del Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori, illustra i falsi miti dell’inceneritore: è incoerente con l’economia circolare e gli impegni globali sulla decarbonizzazione, non migliora il riciclo, non produce energia sostenibile, non riduce il conferimento in discarica. Perciò la Danimarca ha adottato un piano di decommissing del 30%, le Fiandre del 50%, mentre Scozia e Catalogna hanno fatto una moratoria per i nuovi impianti.
Piero Farabollini, Presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche e docente Unicam, interviene sui criteri di localizzazione di impianti e discariche, a partire dalla individuazione delle aree non idonee fino alla tutela dell’ambiente, del paesaggio e dei beni culturali, distinguendo tra criteri escludenti e penalizzanti, da superare con adeguati accorgimenti.
Leonardo Collina, Amministratore delegato di Picenambiente, raccoglie alcuni spunti di riflessione emersi per illustrare le politiche dell’azienda, a partire dal nuovo impianto per la preparazione al riutilizzo dei rifiuti di Spinetoli, che tratta 15.000 tonnellate di plastiche e rappresenta l’impianto di riferimento del medio Adriatico, garantendo recupero materia e minimizzando il ricorso a discarica o css. In merito alla proposta contenuta nel Piano regionale di realizzare un’Ata unica regionale, esprime la preoccupazione che la provincia di Ascoli possa perdere la sua autonomia e ridurre il suo peso specifico, mentre ritiene che le decisioni debbano essere prese dai territori.
Maria Rosa Conti, assessore di Pesaro, nel sostenere con forza l’introduzione della tariffa puntuale, ricorda come la percentuale di riciclato effettivo, pari a circa il 50%, è al di sotto dell’obiettivo dell’Unione europea.
Luigi Massa, Sindaco di Offida, fa una riflessione sul fatto che, presi dalle criticità quotidiane, rischiamo il pensiero unico, l’inceneritore non è l’unica soluzione possibile, dovremmo sempre confrontarci sulle alternative e non prendere le nostre decisioni senza ragionare. La tariffa puntuale nel Piceno è in via di attuazione, anche grazie alla progettualità di Picenambiente, ma la raccolta differenziata di Offida, ad esempio, è al 70%, sotto la media regionale; perciò è necessario investire sulla riduzione dei rifiuti, in un’ottica di lungo periodo. Ritiene importante inoltre riflettere sull’Ata regionale, che può essere utile ma non deve appiattire i territori.
Alessandro Rocchi, Sindaco di Grottammare condivide la necessità di approfondire i temi trattati e di aumentare la nostra consapevolezza per raggiungere migliori obiettivi, a partire dalla tariffa puntuale e da una strategia comune. Ad esempio, mette in evidenza le criticità dei comuni della costa, dove nella stagione estiva il turismo penalizza la gestione dei rifiuti.
Gianfilippo Polini, Sindaco Carassai, ha aderito recentemente ai Comuni Rifiuti Zero, ma segue la strategia dei dieci passi dal 2016, quando ha visitato Capannori e potuto verificare il lavoro di ricerca che si svolge lì. Ricorda l’importanza dell’educazione ambientale, dobbiamo farci contagiare dai nostri bambini, attenti alla natura e molto preparati; intende istituire un gruppo di volontari ambientali per diffondere le buone pratiche; sostiene la tariffa puntuale, che in Svizzera era già attiva nel 2000.
Sergio Sisti, Vicesindaco di Castignano, Comune a rifiuti zero della prima ora, mette in connessione ecologia ed economia, che non sono contrapposte ma necessarie per garantire uno sviluppo sostenibile. Teme che l’Ata unica ci renda invisibili, e segnala la perdita di potere decisionale anche sugli impianti privati, a seguito delle modifiche sul procedimento della Conferenza dei servizi.
Giuseppe Amici, Presidente dell’Unione montana Tronto e Valfluvione, condivide l’importanza di una riflessione approfondita sul Piano regionale e sulla proposta di realizzare un inceneritore, per valutare gli aspetti ambientali ed economici.
Ercolini conclude ricordando che formare l’opinione pubblica è decisivo per realizzare il cambiamento. Occorre sensibilità ma anche capacità e soprattutto dobbiamo dare spazio alle diverse scuole di pensiero. Ricorda che le Marche sono una regione di frontiera e non bisogna perdere la specificità e la rilevanza dei singoli territori e, in ogni caso, non si dovrebbe anteporre il contenitore al contenuto: se prima si decide chi decide, sarà chi decide a decidere i contenuti. Chi governa il pubblico deve incentivare l’esempio sulle buone pratiche: i rifiuti non si producono in natura, vengono assorbiti dal sistema. Se noi li produciamo, c’è qualcosa di patologico e se li nascondiamo in un sacco nero vuol dire che ci vergogniamo.
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