ASCOLI PICENO – Sabato 8 febbraio alle 18, presso la libreria Rinascita di Ascoli Piceno in piazza Roma 7, Francesco Giuliani, al suo esordio di scrittore con un romanzo noir, intriso di musica d’autore, presenterà il suo “Ciò che resta della notte” (Marlin editore) in dialogo con Emiliano D’Auria e Vincenzo Marini Marini. L’incontro sarà accompagnato dalle letture di Alessandra Lazzarini della compagnia DonAttori.
Per la prima volta un libro che suona come un jukebox con suggerite tracce musicali per ogni capitolo: un’innovativa combinazione di parole e melodia che trasforma l’esperienza di lettura in un viaggio multisensoriale, in cui le emozioni si intrecciano con le note. È solo una delle particolarità di “Ciò che resta della notte”, il primo romanzo di Francesco Giuliani, edito da Marlin per la collana “Il Portico”, dedicata ai narratori contemporanei.
Uno scritto avvincente che esplora temi come l’amore, la colpa e la possibilità di una nuova vita. La storia segue il protagonista, Julian, un chirurgo plastico di successo che si trova intrappolato in un matrimonio infelice. L’incontro con un amore sincero e un viaggio nel suo passato lo portano a riflettere sulle sue scelte e sulla possibilità di un cambiamento. La scrittura, come uno mood swing al tempo felice e malinconico, è ricca di introspezione e offre al lettore una riflessione profonda sulla vita e sulle scelte che facciamo.
Sinossi
Julian, cinquantenne di bell’aspetto, chirurgo plastico affermato, si è stabilito a Roma ormai da molti anni, da quando ha lasciato la sua città di origine, Napoli, in cui torna di rado e sempre malvolentieri. Là vivono i suoi amici più cari, come il Socio, tutti membri dello storico gruppo con cui ha iniziato a suonare da ragazzo; là, soprattutto, continua a vivere suo padre, Chuck, un americano sbarcato in Italia dopo la guerra, un musicista che ha fatto fortuna prima come deejay e poi come impresario musicale. Ma tra i vicoli della vecchia città aleggia lo spettro di Rosalyn, sua madre, suicidatasi quando era appena un bambino, e alla quale per molto tempo non ha smesso di rivolgersi, come non se ne fosse mai andata. Forse è per questo che a un certo punto Julian ha sentito il bisogno di lasciarsi tutto alle spalle, con una specie di sollievo. Eppure cambiare città non gli ha portato fortuna. Un matrimonio in rovina con una donna anaffettiva che tollera i suoi numerosi tradimenti a patto che torni da lei. Dozzine di amanti per mezzo delle quali abbandonarsi a un vitalismo disperato. Un unico vero amore, White, la giovane ragazza che per un breve periodo ha incarnato la promessa di un nuovo inizio (…)
Quando Chuck viene colpito da infarto, Julian fa ritorno a casa. I rapporti tra loro si sono deteriorati da tempo. Incomprensioni che però non hanno scalfito l’amore che l’uno prova per l’altro. I pochi giorni trascorsi a Napoli, in attesa che il padre si risvegli, gli consentiranno di elaborare, per la prima volta in modo così onesto, le tragedie che lo hanno colpito. Esiste ancora abbastanza vita in lui per poter sperare di ricominciare? L’incontro con Frida, una donna piena di humour e dotata di un intuito sorprendente, sarà l’occasione per capirlo.
Dichiarazioni dell’autore. “Scrivere per me è sempre stata una necessità e questa storia è diventata un’ossessione, perché sono sceso in profondità e ho affrontato e combattuto i demoni che da sempre mi tolgono il sonno: la dipendenza, il tradimento, i meccanismi folli e insondabili che tengono insieme – o fanno esplodere – le coppie. Nella mia disperata battaglia ho chiesto l’aiuto del super potere della musica, unica via di pura redenzione”.
Parte dell’introduzione del romanzo “Ciò che resta della notte”. “Non sono certo di nulla, non sono mai stato certo di nulla, e questa è l’unica certezza che ho. Anzi, ne ho un’altra: non conosco e non capisco le donne. Ne ho amate tante in rapporto ai miei cinquant’anni, un numero ininfluente ormai da calcolare, tuttavia riesco ancora a rimanere stupefatto, attonito, tramortito da qualcosa che qualcuna fa, dice, pensa. Lo so, sembrano luoghi comuni, un modo goffo di fare bella mostra del proprio narcisismo, in fondo sono tutte cazzate. Ma vorrei mettere in chiaro fin da subito che per me non esistono le donne, esiste Francesca, esiste White, esiste Rosalyn, esiste Frida, esiste Lara, per limitarmi alle protagoniste di questa storia, e ognuna di loro è sangue a sé, odore a sé, ognuna ha il suo modo di guardare, di pensare, di giocare, di scopare, di venire, di darsi, di chiedere, di volere, di odiare, di fingere; ognuna ha i suoi sogni, desideri, voglie, paure, manie, vizi. Ho imparato che le donne possono oscurare qualunque parte di sé, nasconderla, cancellarla agli altri, per sempre o per pochi istanti, e sanno poi ridarle luce quando vogliono. Questa è la realtà, questo è ciò che le rende irraggiungibili, e chiunque lo neghi è uno sprovveduto, o è stato ferito a morte.”
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