ASCOLI PICENO – Sono colpevole. Anche io ho creduto nella “società civile”, il mito di autorigenerazione della politica in Italia. Spontaneismo, orizzontalismo, democrazia dal basso e pure uno vale uno, cose del genere.
Sono colpevole e mi prendo la mia parte di colpe. Io fallii, come molti hanno fallito Un fallimento generazionale o, meglio, storico. E dunque neppure consigli oso dare, ma soltanto ragionamenti, almeno.
L’effetto del socialcivilismo è stata una iper-gerarchia, il leaderismo, la chiusura dei vertici all’osmosi con la famosa “base”. Quella che invece c’era nei partiti (di una volta, certo). Berlusconi, Renzi, Salvini, e per ultimo Di Maio con il M5S che forse rappresenta l’emblema della trasformazione della democrazia di un movimento in una piramide di potere non discutibile.
Il socialcivilismo nacque al Palavobis di Milano nel 2002, per ricordare i 10 anni di Mani Pulite. Innescò il movimento dei girotondi. Nanni Moretti si divertì per qualche mese e parlò di fronte a centinaia di migliaia di persone in Piazza San Giovanni. Poi fu il Movimento Viola. Io c’ero. Quando arrivò il Governo Monti con i carri armati dell’austerità di Bruxelles, Moretti, i Viola e compagnia scomparvero come brufoli giovanili. Erano inutili, ignoranti in molti casi, corresponsabili in tanti altri. Ci lasciarono soli.
E arriviamo al movimento cosiddetto delle sardine. Va tutto bene, guai a contestare forme di partecipazione politica in qualsiasi forma, anzi.
Ma il dejà vu, oltre a farti comprendere di non essere più un giovane di primo pelo ma essere diventato, ahimè o per fortuna, adulto, mi fa venire l’orticaria allo stomaco. Non so quanto ci sia di spontaneo o di guidato in questo movimento: probabilmente entrambe le questioni si mescolano e non sono quantificabili con precisione.
Una cosa si può dire: è puro socialcivilismo. In molti lo abbiamo già assaggiato e digerito. Il rischio è che l’effetto che produrrà, nella migliore delle ipotesi, sarà perbenismo politicamente corretto: l’ambiente, i diritti civili, l’immigrazione. Tutti aspetti fondamentali per chi scrive, come discrimine tra ciò che è buono e quel che non va bene. Questo per chiarire.
Tutti argomenti tuttavia che il potere (quello vero) ha saputo integrare dopo le contestazioni degli anni ’60 e ’70 e far diventare suoi aspetti portanti a partire dal decennio successivo. Sociologia, letteratura, economia ce lo hanno spiegato in lungo e in largo. Il neoliberismo. Il pensiero unico. La globalizzazione.
Ora che la discussione in corso sia tra una destra neoliberista ma all’apparenza antiglobalista e una sinistra neoliberista e globalista, con il discrimine di qualche diritto civile e di qualche aspetto di educazione sui termini (orribili) adoperati da certa destra per discutere del fenomeno immigratorio, non mi consola. Mi fa mettere alla finestra per osservare.
Mi basterebbe sentir dire, per stare all’attualità, di dare potere agli Stati per intervenire in situazioni come l’Ilva senza il cappello in mano a chiedere pietà ai pirati capitalisti che fanno razzia delle nazioni del mondo. Per non parlare della necessità di controllare – nei vari modi possibili – lo spostamento dei capitali per impedire che un governo sia costretto a dimettersi se decide di cambiare il pilota automatico del pensiero unico. Non servono altri Nanni Moretti.
Non le sento, quelle cose. Sento una opposizione a prescindere a Salvini. E va bene. E può darsi che mi sbagli, che da cosa debba nascere cosa. Ma c’è il rischio che da cosa nasca peggio quando non c’è organizzazione capace, come una spugna di imbeversi di quanto di buono si aggiri anche nel socialcivilismo.
Bisognerebbe chiedere alle sardine di non vergognarsi. Di tirare fuori le bandiere di partito a cui sono iscritti. Di esserne orgogliosi. Di non tirare il sasso e nascondere la mano per poi ricomparire quando si tirano le reti e si pescano i banchi fino ad un momento prima lasciati liberi.
Se Pd o Italia Viva o Articolo Uno pensano che farsi sardine sia un modo per rigenerarsi, oppure trovano in questa rigenerazione delle loro basi un momento di ossigenazione, nulla di male. Anzi. Se invece pensano di camuffarsi per far fuori chi del movimentismo, in teoria, ne era il rappresentante ma alla prova dei fatti non è in grado, mai, di starne dentro (il M5S, che forse sta ricevendo ora il suo colpo mortale) fatti loro.
Aspetto, alla finestra. Per non finire inscatolato in contenitori che sembrano già ben predisposti:
“La vera novità delle sardine non è la tecnica di aggregazione ma è un messaggio veicolato che oggi è unico in Europa: essere in piazza non contro il sistema ma contro gli anti sistema”
Lo scrive Claudio Cerasa, direttore del giornale liberista per eccellenza, Il Foglio, in un articolo dal titolo molto esplicativo: Le sardine come antidoto ai gilet gialli.
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