ASCOLI PICENO – E Piero Celani sbottò. Accusato di inerzia, di non aver presentato ricorsi ai tribunali amministrativi contro l’odioso balzello del pedaggio sulla Ascoli Mare, accusato di “solo fatti niente parole”, una versione politica del “solo chiacchiere e distintivo” di cinematografica memoria (distintivo del Pdl, in questo caso, lo stesso del Ministro dei Trasporti Altero Matteoli, che ancora a dire il vero una parola chiara non l’ha detta, sulla assoluta illogicità di un balzello simile in questo momento storico ed economico).
Ma comunque, Celani ha diritto e dovere di replicare nel merito delle accuse.
Di seguito le sue valutazioni, le sue intenzioni, le sue prese di posizione polemiche e, soprattutto, il suo “che fare”.
Aggiungiamo noi: che si faccia come si faccia, che si intervenga come si intervenga, ma sta storia “ha dda finì”. E’ davvero incredibile pensare che si possa pagare per utilizzare una opera pubblica che le nostre tasche hanno già pagato.
Ma sentiamo Celani: “Mi trovo ancora a dover richiamare alla mente di un distratto capogruppo pidiessino quanto fatto finora. Distratto perché, come al solito, prima di prendere solenni cantonate, ma questa non è più una novità, avrebbe potuto benissimo rivolgersi al sottoscritto per avere informazioni. Macché”.
“Vediamo allora di rinfrescargli la memoria e di puntualizzare quanto finora fatto – prosegue Celani – innanzi tutto un continuo, pressante, lavoro presso gli organi competenti a livello ministeriale e governativo perché si giungesse ad una sospensione dell’ingiusto balzello che penalizzerebbe un territorio già fortemente penalizzato dalla crisi economica”.
Siamo partiti dalla constatazione che il declassamento non era la strada migliore perché a nostro avviso avrebbe creato più danni del pedaggio con i maggiori oneri derivanti dalla manutenzione e la riduzione della stessa a semplice strada di penetrazione interna”.
Prosegue il presidente della Provincia di Ascoli: “Quindi abbiamo imboccato con decisione l’ipotesi della richiesta della sospensione del pedaggio intervenendo sul presidente del Consiglio, Berlusconi, sui ministri Tremonti e Matteoli e sul sottosegretario Letta. Agli esponenti governativi abbiamo posto in evidenza come l’asse viario San Benedetto–Ascoli Piceno è fruito principalmente dai lavoratori per raggiungere il posto di lavoro e, sempre più frequentemente, da coloro che a causa della precarietà del posto di lavoro o della mancanza dello stesso sono costretti a percorrere il territorio per la ricerca di soluzioni lavorative accettabili senza tralasciare l’altro importantissimo aspetto legato al rilancio del turismo che troverebbe in questo pedaggio un pregiudizio inaccettabile. Da qui la soluzione della sospensione del provvedimento per almeno cinque anni”.
Sul mancato ricorso al Tar, Celani afferma: “Gli strepitii della sinistra perché non si è fatto ricorso al Tar così come altri Enti, non cambiano gli estremi del problema perché le sentenze andavano estese a tutto il territorio nazionale. La via della magistratura poi è subordinata alla tempistica della magistratura stessa e ai diversi gradi di giudizio, per cui, ora, dovremo sicuramente attendere il ricorso al Consiglio di Stato. Intanto questa Giunta proseguirà lungo la strada delle intese ministeriali perchè le politiche intraprese da questo Ente per la gestione della crisi possano dispiegarsi senza ulteriori penalità. Assordante silenzio quindi?
Non direi. Parlerei invece di fattiva operosità”.
Ah, poi alla fine la stoccata finale dell’ex sindaco di Ascoli: “Mandozzi? Un demagogo”.
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