SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ha ragione Pier Paolo Flammini nell’articolo in cui chiede al sindaco Gaspari di fare la storia comportandosi secondo Legge. Già questa considerazione, da sola, la dice lunga su un modo di fare che ritenere anomalo è poco: fa storia oggi attenersi alla Legge! E non il contrario.
Ma il motivo è anche un altro: quelle centinaia di voti presi dai consiglieri (giusti o sbagliati o incansapevoli che siano) hanno (meglio avrebbero) l’unico scopo di salvaguardare la posizione di chi viene eletto sindaco, il quale può leggittimamente vantare il diritto di rappresentare e quindi decidere una vera maggioranza di cittadini che lo hanno voluto sul bastione di comando.
Tutti gli altri no e certi ammutinamenti non sono ammissibili, come non sono ammissibili certe pretese. Tra l’altro c’è un particolare al quale pochi fanno caso in queste circostanze: i pretendenti ad un assessorato (salvo alcune eccezioni) non lo giustificano con parole tipo: “io sono più bravo, più intelligente, più capace di tizio perché bla, bla, bla“, ma così “ho preso più voti ed ho diritto a far parte della giunta“, anche se, magari, non hanno alle spalle una valida esperienza di vita per il settore al quale si propone (o meglio pretende).
Torno indietro: qual è il compito del sindaco? Lavorare per amministrare bene e far crescere la città, non quello di accontentare i consiglieri di maggioranza che devono ringraziare più loro il sindaco che viceversa. Infatti anche il più accanito “nemico” di Giovanni Gaspari non può non riconoscere che, per il bene della città, i cittadini si sono affidati alle sue capacità gestionali e non a quelle di un domatore che deve dare uno zuccherino alle sue “bestie” per non farsi mangiare.
Gaspari è il sindaco, Gaspari decide è questo lo spirito della nuova legge varata 20 anni fa. Fino a quando i controllori (cioè i consiglieri comunali di maggioranza e di minoranza perché questo è il loro vero compito) non si accorgono o che sta approfittandosi del potere che ha o che sta prendendo decisioni assolutamente e visibilmente sbagliate.
Vengono, invece, contestate le sue decisioni ancor prima che la legislatura abbia inizio per il semplice fatto che gli eletti consiglieri non vogliono semplicemente vigilare (altri diritti la Legge non glieli concede) ma “comandare” disconoscendo quindi le capacità del proprio sindaco, unico vero responsabile dell’amministrazione cittadina per volere del popolo.
Pier Paolo Flammini nel suo articolo ha fatto anche dei nomi di possibili assessori. Nomi, secondo lui, che potrebbero essere utili alla comunità sambenedettese. Secondo lui però che non ne ha diritto e quindi senza pretesa alcuna in quanto il compito spetta soltanto al sindaco, al quale invece e purtroppo viene tolta la possibilità di sceglierli addirittura da quelli che dovrebbero essere i suoi più stretti collaboratori. I quali ultimi, se hanno qualche motivo per limitare le scelte “sindacali” dovrebbero dirlo apertamente e basta. Che male c’è?
Magari il primo a contraddire i miei pensieri sarà proprio Giovanni Gaspari, dicendo che prende decisioni in piena libertà e coscienza e per il bene della città. Vuole quegli assessori e nessun altro. E che nessuno lo sta tirando per la giacca in cambio di una presidenza o addirittura minacciandolo di non votarlo in caso di richiesta di sfiducia.
Caro Giovanni Gaspari, a te (qualche giorno fa mi hai concesso il “tu” in quanto tifoso interista) il compito di riportare la storia sui giusti binari.
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