ASCOLI PICENO – Riceviamo e pubblichiamo una nota dell’avvocatessa Micaela Girardi.

La Terza Sezione Civile della Cassazione con ampia motivazione ha rigettato i ricorsi del Comune di Ascoli Piceno condannando anche alle spese, in merito alla vicenda dell‘importo fisso (cioè a prescindere dal consumo) che
negli anni 2003 e 2004, vennero addebitate agli utenti del servizio idrico “assimilati al domestico” di Ascoli e cioè negozi, piccole imprese e studi professionali.

L’annosa questione nacque perché negli ultimi due anni in cui il Comune aveva potere di deliberare sulle tariffe del servizio idrico, poi devoluto all’Ato, vennero richieste circa 370 euro annue agli utenti.

Circa duecento utenti, tramite l’avvocato Micaela Girardi, contestarono le fatture facendo causa dinanzi al Giudice di Pace. Il Comune sollevò eccezioni sulla giurisdizione e la Corte di Cassazione si pronunciò all’epoca confermando la giurisdizione del Giudice di Pace. Però  le sentenze dei Giudici di Pace rigettarono le richieste degli utenti.

Un centinaio di tenaci utenti appellarono le sentenze di fronte al Tribunale di Ascoli Piceno e ottennero piena ragione con sentenze dei Giudici Fuina, Boeri dapprima e poi anche Fedeli.

Il Comune di Ascoli ha proposto ricorso in Cassazione e alcuni tenacissimi utenti si sono costituiti chiedendo la conferma delle sentenze del Tribunale. La discussione si è tenuta il 6 luglio e con le sentenze depositate pochi giorni fa gli utenti hanno avuto definitivamente ragione.

“Sono molto soddisfatta per l’esito di queste cause – dice l’avvocato Micaela Girardi che ha assistito gli utenti sin dal 2003 – soprattutto perché le accurate motivazioni addotte sia dai Giudici del Tribunale che dalla Corte di Cassazione hanno recepito integralmente le tesi che abbiamo sostenuto sin dall’inizio e cioé che la legge non consente di imporre ingenti importi fissi non proporzionati al consumo. Le leggi in materia sono complesse ma questo principio era chiaro e si é tentato solo di ‘fare cassa’ sulle spalle dei piccoli utenti non domestici”.

Ritengo doveroso inoltre ricordare che soltanto Confesercenti in persona del non ascolano Paolo Perazzoli offrì il sostegno necessario per impugnare le sentenze dei Giudici di Pace, senza far correre rischi agli utenti, nonostante consultazioni con le altre associazioni di categoria.

Infine, si valuterà cosa proporre per quegli utenti che hanno pagato e non hanno fatto causa perché è vero che non possono beneficiare direttamente delle odierne sentenze; ma è anche vero che le somme incassate
dal Comune a tale titolo sono definibili indebito arricchimento”.


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