ASCOLI PICENO – Oggi andiamo a conoscere i Fog Prison, trio autoctono in rampa di lancio verso più ampi e meritati palcoscenici, con una intervista fuori dagli schemi.

Il gruppo, composto da Braka, Pablo e Ide, è attivo dal 2002 e dopo “Porta alla pazzia”, “Monolinea” e “Fiero prigioniero”, ottimi successi di pubblico e critica, è pronto per una nuova sfida: freschi vincitori del contest per jingle indetto da Radio Deejay per “Asganaway” (programma condotto da Albertino) con il brano “La radio nel pallone”, a fine gennaio sarà presentato il loro nuovo lavoro, “Pentothal”.

Iniziamo dal titolo: il Pentothal viene utilizzato nell’ipnosi ma è anche associato all’iniezione letale nei condannati a morte, cosa significa? Una critica all’appiattimento delle menti, un messaggio contro la pena capitale o, più semplicemente, da ragazzini passavate ore in bagno sulle immagini di Eva Kant?

“(Risate) (Sguardi minacciosi) (Di nuovo risate) “Pentothal” assume più di un significato che viene spiegato proprio nelle parole dell’intro del disco, di cui è uscito un video qualche giorno fa. Abbiamo scelto questa parola principalmente perché sentiamo la necessità di ritrovare qualcosa di autentico e puro in un ambiente, quello musicale, sempre più costruito e saturo, e il dovere di noi ‘artisti’ di fare musica senza falsità, ‘nuda e cruda verità’. Poi l’appiattimento delle menti da parte dei media e la plastificazione di ciò che ci circonda fanno sempre parte del concept di Pentothal come cura per questo mondo”.

Il nuovo album contiene molte collaborazioni, da Tormento a Maxi B, da DJ Yaner a Il Generale: vi sembra carino approfittare dei vostri colleghi che non trovano i soldi per l’IMU?

“Per quanto riguarda i featuring abbiamo rinnovato collaborazioni già fatte nel disco precedente con Maxy B e DJ Yaner con cui ci siamo trovati in sintonia da subito. Con Il Generale invece è nato tutto durante una serata a Firenze, quando ci siamo sentiti è scattata subito l’idea di fare un pezzo insieme! Per noi è stato un’onore, dai tempi di “Pupilla” il generale è il veterano indiscusso del reggae in Italia. Con Tormento invece è successo allo stesso modo ma stavolta è stato lui a venire dalle nostre parti, rimase molto colpito dai nostri pezzi tanto da chiederci lui stesso la collaborazione”.

Su scala mondiale l’hip hop è ormai un prodotto patinato e le statistiche dicono che anche qui in Italia, per vendite e diffusione, ha superato la musica pop: il vero emarginato incompreso da tutti oggi non dovrebbe darsi alla polka? E non sarà sempre più difficile portare avanti tematiche come l’alienazione dal mondo, la difficoltà d’integrazione e la fatica nel reperire droghe a basso costo mentre Emis Killa si lamenta di quanto è brutto il tempo, però si è calmato il vento?

“Emis Kii? (Sorridono) Mi spiace ma non conosciamo questi nuovi cartoni animati.. È vero, l’hip hop sta diventando sempre più “pop”, ovvero tra i generi più diffusi e seguiti, il che non sarebbe neanche un male, ma il vero problema sono le major che fanno diventare i rapper fotomodelli, manichini della Standa, e spingono i dj a fare beat quasi house”.

Capisco cosa volete dire: sebbene sia un genere che fonde altri generi, è dura definirsi hip hop e farsi remixare da Gabry Ponte ma, d’altro canto, la figura del rapper venne importata in Italia da Jovanotti. Ecco, focalizziamoci su quest’ultimo punto: con quali parole lo spiegherete ai vostri figli? Scherzi a parte, quali sono i vostri artisti di riferimento su scala mondiale e nazionale?

(Sguardi minacciosi) (Risate) (Di nuovo sguardi minacciosi) Pensare che il nostro genere musicale ha come fondatore nazionale Jovanotti genera un po’ di perplessità, dobbiamo riconoscerlo! Scherzi a parte, pur essendo in tre gli artisti di riferimento sono gli stessi, la vecchia guardia del rap italiano, da Kaos One a Colle Der Fomento fino al Fabri Fibra di “Sindrome di fine millennio”, che è uno dei dischi più apprezzati da tutti e tre”.

Bene, l’intervista è finita. Libererò i vostri familiari come promesso.


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