ANCONA – “Continua la crociata della destra di Giorgia Meloni contro i diritti delle donne.

Il via libera dato ieri dal Senato al decreto Pnrr, inclusivo del famigerato emendamento di Fratelli d’Italia che prevede la presenza di associazioni antiabortiste nei consultori, rappresenta l’ennesimo tentativo di smontare l’impianto della legge 194.

Una farsa che diventa tragedia se consideriamo che lo stesso decreto svuota il fondo per il Piano complementare destinato alla messa in sicurezza degli ospedali dal punto di vista dell’antincendio e dell’antisismica.

Evidentemente per Fratelli d’Italia la priorità non è rendere più sicure le strutture sanitarie, ma condurre battaglie ideologiche per trasformarle in luoghi dove i diritti delle donne possono essere umiliati e calpestati.

Un’inclinazione particolarmente pericolosa in una regione come le Marche: basti dire che qui da noi le associazioni pro-life, le quali godono dell’appoggio incondizionato della giunta regionale e dei partiti del centrodestra marchigiano, tacciano coloro che chiedono il rispetto della legge 194 come persone con le mani sporche di sangue.

Sarà necessario alzare ulteriormente il livello di vigilanza democratica, sia a livello istituzionale che a livello sociale, per evitare che il diritto alla libera scelta e all’autodeterminazione delle donne non venga definitivamente affossato”.

A dirlo è il capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi.

Una preoccupazione confermata dalla consigliera Manuela Bora, che da anni si batte dentro e fuori l’aula di Palazzo Leopardi per l’applicazione della legge 194 e per contrastare la sempre più aggressiva presenza delle associazioni pro-life nei consultori marchigiani, il cui protagonismo è visibilmente cresciuto dopo la vittoria del centrodestra alle regionali del 2020.

“La nuova legge – afferma Bora – crea un terreno fertile per questo tipo di organizzazioni.

Il rischio, più che concreto, è il definitivo annullamento della fondamentale funzione che i consultori pubblici svolgono per rendere le donne sempre più consapevoli del rapporto col proprio corpo e del loro ruolo all’interno della famiglia.

Per questo motivo tali strutture, cronicamente a corto di risorse e personale, dovrebbero essere maggiormente sostenute dal governo e dalla Regione.

Invece ci ritroviamo con una legge che non solo non stanzia un euro in questa direzione, ma addirittura impone la presenza di associazioni e movimenti pro-life negli spazi pubblici, senza tenere conto del fatto che esistono già consultori cattolici ai quali le donne possono scegliere di accedere liberamente.

Noi non arretreremo neanche di un passo nella difesa della libertà di scelta delle donne, che sia per una maternità consapevole o la decisione di abortire senza sensi di colpa”.


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