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intervista Claudia Cinciripini
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ASCOLI PICENO – “Un grande elettrodotto taglierà in due le Marche, da Fano fino a Teramo. Ma i cittadini piceni lo sanno?”: è Legambiente Ascoli a lanciare l’allarme, in una conferenza stampa presso la libreria Rinascita, cui hanno partecipato Paolo Prezzavento insieme al promotore del movimento “No gas” di San Benedetto Peppe Giorgini. Come un gigantesco serpente, l’impianto di alta tensione (380 kV) attraverserà da nord a sud il territorio marchigiano fino a quello abruzzese, per una lunghezza di 140 chilometri, andando a sommarsi all’altro elettrodotto già esistente, che da Fano passa per Candia (ne parlammo in parte nella documentazione relativa a questo articolo).

Saranno interessate in particolare le zone centro-orientali del Pesarese e dell’Anconetano, e quelle centro-occidentali del Maceratese e dell’Ascolano (vedi foto a destra). Nella nostra Provincia l’elettrodotto attraverserà i Comuni montani e collinari di Ascoli Piceno, Acquasanta Terme, Amandola, Comunanza, Force, Palmiano, Roccafluvione e Venarotta. “Ma i cittadini sono informati?”, si chiede Giorgini. Molto probabilmente no, se è vero che lo stesso circolo ascolano di Legambiente ha saputo di questa mega struttura solo qualche mese fa, nonostante il progetto della Terna (società responsabile in Italia della trasmissione di energia elettrica sulla rete ad alta tensione) fosse stato approvato con delibera di giunta regionale il 25 giugno 2007 ed è ora in fase conclusiva di approvazione. Cosa ne pensano i politici dei paesi interessati? Come mai il Piceno non è informato, mentre nel nord delle Marche sono già fioriti vari comitati cittadini e campagne di sensibilizzazione per opporsi al progetto?

Giorgini ha evidenziato i vari problemi posti dall’elettrodotto “Fano-Teramo”, a partire dal negativo impatto visivo e ambientale sulle colline marchigiane: i tralicci dell’alta tensione possono andare dai 30 ai 70 metri di altezza, con una larghezza di circa 20 metri, e dovranno avere una fascia di rispetto di 50 metri sia a sinistra che a destra per un totale di 100 metri. Non secondario è il problema sanitario: l’opera è potenzialmente dannosa per la popolazione residente vicino al tracciato, esposta alle emissioni elettromagnetiche, e ai rischi ad esso connessi. Infine, occorre considerare anche le conseguenze economiche dovute al passaggio dell’alta tensione, per la svalutazione di terreni, abitazioni, attività agricole o turistiche.

E’ in corso un attacco ambientale alla nostra Regione senza precedenti, dietro il quale ci sono molti politici del nord delle Marche e chi le governa – commenta Giorgini – L’opera si somma infatti alle tante annunciate o proliferate negli ultimi anni in tutta la Regione: i rigassificatore off shore di Falconara e di Recanati, la centrale biomasse di Schieppe, i turbogas di Corinaldo, Falconara e San Severino Marche, lo stoccaggio gas a San Benedetto, la torcia al plasma al confine tra Ancarano e Castel di Lama, la centrale biogas alla Sentina, lo stoccaggio di anidride carbonica a Senigallia, i 6 maxi-impianti eolici tra il Pesarese e l’Anconetano”.

Ciò nasconde, secondo il promotore No gas, un chiaro disegno speculativo sulle Marche per trasformarle in un hub energetico, da parte di società interessate ad acquistare energia elettrica dall’estero per poi rivenderla a un costo maggiore: “Del resto non si può dire che la nostra Regione soffra di un deficit di energia; gli stessi consumi sono scesi negli ultimi due anni”.

“Propongo ai cittadini dei territori interessati  – conclude Giorgini – di richiedere un preventivo risarcimento danni per la svalutazione dei terreni e delle abitazioni”. La stessa richiesta, pari ad 800 milioni di euro, avrebbe infatti bloccato l’avvio di un impianto simile in Toscana, secondo quanto riferisce Giorgini.


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