APPIGNANO DEL TRONTO – Riportiamo di seguito, integralmente, una lettera scritta da Nazzarena Agostini, sindaco di Appignano del Tronto, inviata al Presidente del Consiglio Enrico Letta, al Ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi, al Presidente dell’Anci Piero Fassino, al Presidente Anci Piccoli Comuni Mauro Guerra.

Egregi Presidenti,
Esimio Ministro,
poco più di un mese fa, come moltissimi altri Enti Locali italiani, anche il Comune di Appignano del Tronto (in Provincia di Ascoli Piceno) ha preso visione del progetto “6000 campanili”, nato
dall’accordo tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (A.N.C.I.). Ci veniva offerta la possibilità di accedere, come ente locale territoriale e senza alcuna forma di compartecipazione economica, ad un finanziamento da parte dello Stato fino ad un massimo di un milione di euro da impiegare per realizzare opere di riqualificazione del territorio.

Non era mai accaduto prima e, in un periodo di cronica scarsezza di risorse pubbliche e continui tagli ai trasferimenti, l’annuncio di questo piano ci ha dato una apparente speranza.
Il Comune di Appignano del Tronto è un piccolo Comune, conta poco meno di duemila abitanti, ha un solo dipendente per ogni ufficio ma, e lo dico senza alcuna superbia, ha una squadra
efficiente, competitiva, piena di energia e, soprattutto, competente.

Il nostro obiettivo (di amministratori e dipendenti) è mettercela sempre tutta e nessuno, nel proprio ruolo, si risparmia. Solo qualche giorno fa la Regione Marche ci ha comunicato che di tre
progetti finanziati nella Provincia di Ascoli Piceno uno, quello con il finanziamento più alto (di 291mila euro), era stato assegnato al nostro Comune. Quando invece gli obiettivi prefissati non
vengono raggiunti, non ne facciamo un dramma. Se qualcuno è stato più bravo di noi, pazienza!

Ogni volta che questo accade abbiamo però la coscienza di aver dato il massimo. Dal giorno successivo torniamo al lavoro come prima, cerchiamo di capire che cosa non ha funzionato, non ci arrendiamo e cerchiamo di imparare dai nostri errori. Questa volta la posta in gioco era altissima, la più alta per la quale ci fosse mai capitato di competere. Avremmo dovuto dare il massimo e ci
siamo accuratamente preparati – senza risparmiarci – per dare tutti noi stessi.

Avevamo pensato, visti i precedenti, che avremmo potuto farcela anche stavolta: “siamo bravi” ci siamo detti, “lo abbiamo dimostrato tante volte”. La scarsezza di risorse umane non ci ha mai
spaventato: abbiamo un ufficio tecnico con una sola persona, una giovane ingegnere preparata, caparbia e competente che non si arrende, non demorde e poiché il tempo per fare tutto, e bene,
in ufficio è sempre poco, studia le pratiche anche a casa nei pochi momenti di tregua che due bimbe di meno di tre anni possono concederle.

Ma questa volta tutto questo non è servito a nulla. Con il progetto “6000 campanili” non servono competenze, non ci sono libri da studiare, norme da approfondire, strategie da mettere in campo.
Questa volta è richiesto un requisito che sfugge totalmente a qualsiasi logica meritocratica: questa volta conta solo la fortuna, per non usare un sostantivo sicuramente più efficace ma meno
elegante.

La mia dignità di persona, prima che di Sindaco, mi aveva inizialmente imposto di non partecipare, di non accettare il “gratta e vinci” che lo Stato mi regala e di rifiutarmi di sottostare ad
un “metodo” tanto assurdo quanto incomprensibile. Ma la responsabilità che ho nei confronti dei cittadini e del territorio che amministro mi obbliga a piegarmi a questa follia, così mettiamo da parte
il nostro orgoglio e la nostra intelligenza e il 24 ottobre, mentre a Firenze si fanno grandi tavole rotonde tra governo ed ANCI, partecipiamo al “click day”. Il governo nazionale ci regala un giro
sulla ruota della fortuna mettendo a disposizione, sul tavolo del gioco d’azzardo, ben cento milioni di euro: senza criteri, senza regole, senza finalità mirate. E in nome della tanto decantata
meritocrazia vince soltanto chi arriva primo, non perché è più bravo, non perché ha presentato un progetto migliore, non perché ha lavorato di più e meglio degli altri ma solo perché il suo provider
di posta elettronica certificata è stato più veloce del nostro, solo per caso.

Noi quel click lo abbiamo fatto e davanti alla clessidra di un caricamento infinito siamo rimasti tramortiti, alla mercé di una tecnologia che restava indifferente alla nostra impotente disperazione.
Abbiamo perso e, con quel dado lanciato nell’universo virtuale, abbiamo perso anche la nostra dignità di amministratori.

In tutti noi prevale la voglia di “fare”, tanto per usare un verbo molto caro a questo Governo, ma questa voglia di fare tanto e bene non trova alcuna corrispondenza in questo Progetto in cui l’unica
cosa che si possa “fare” è pigiare un tasto e affidarsi al caso, alla velocità che in quel particolare momento ha la mia rete telematica. Questo “non-metodo” va denunciato.

Qualcuno ha il dovere di spiegarci quale ratio c’è dietro tanta assurdità. Cento milioni di euro gettati alla “massa” affamata degli enti locali senza alcun criterio di selezione che non sia quello
della dea bendata. Chi è stato fortunato farà grandi opere, chi non ce l’ha fatta resterà a bocca asciutta.

Il progetto “6000 campanili” è una vergogna senza precedenti e se questa logica dovesse ripetersi riconsegnerò la fascia tricolore che mi è stata affidata il giorno della mia elezione.
Non sono stata eletta per lanciare dadi, ma per rispondere del mio impegno di fronte ai cittadini.

I dipendenti del mio Comune non sono retribuiti per pigiare un tasto ma per mettere in gioco competenze e conseguire obiettivi che, se raggiunti, pagano più dello stipendio.


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