Ordinanza Ministero della Salute 26 febbraio.pdf

ASCOLI PICENO – “Il Partito Democratico che conosco io è rigoroso nell’osservazione delle regole dello Stato”: inizia con un pizzico di sarcasmo la nostra intervista a Francesco Boccia, pugliese, Ministro per gli Affari Regionali dopo i giorni di forte polemica con il Presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli, culminata, nella notte di giovedì, in una sollevazione social nelle sue pagine da parte di militanti marchigiani del Pd (clicca qui).

“Sono abituato a confrontarmi con chi ha onestà intellettuale e quando non la trovo nelle parole soprattutto in rappresentanti delle Istituzioni mi irrito”, continua Boccia.

Ministro, le viene contestata la scelta di aver impugnato l’ordinanza di Ceriscioli e non quella di altre regioni con casistica analoga sulla diffusione del coronavirus, come Liguria, Piemonte o Friuli-Venezia Giulia.

“Liguria, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia si sono inserite immediatamente nelle aree cluster, già la settimana prima rispetto a Ceriscioli, non appena scoppiato il contagio. Quando sono partite le prime ordinanze in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna il contagio era appena esploso e le regioni limitrofe hanno pensato di seguire le stesse ordinanze”.

Parla di una settimana ma sarebbe corretto dire che le decisioni sono state prese tra venerdì e sabato, mentre Ceriscioli voleva emettere l’ordinanza lunedì…

“Stiamo parlando sempre di una settimana precedente e per la vicenda che abbiamo vissuto è una eternità, è cambiato tutto. Le aree cluster sono, dopotutto, relative a delle province e non ad intere regioni. Se potessero tornare indietro quelle regioni inserirebbero nei cluster solo le province, ovvero Lodi, Cremona, Bergamo e Pavia in Lombardia, le campagne del Padovano in Veneto e Piacenza in Emilia-Romagna. Le aree limitrofe hanno subito deciso di seguire quella linea e nei giorni successivi è accaduto di tutto e quelle regioni sono finite in tutte le black list del mondo”.

Cosa intende per “black list”? Ha usato questa espressione anche sul suo profilo social, per rispondere ai cittadini e rappresentanti istituzionali marchigiani.

“Sono liste fatte da diversi paesi come Israele, Arabia Saudita, Giordania, e aumentano di giorno in giorno. In questo modo stabiliscono ufficialmente di non voler ricevere persone che arrivano dalle aree black list, di non mandare in quelle zone propri connazionali e di non voler ricevere le merci di quelle aree. Un disastro economico. Quando alcune di queste regioni si sono rese conto degli effetti successivi a questa decisione hanno chiesto informazioni allo Stato centrale su come comportarsi. Tutte le regioni, in special modo quelle del Sud, hanno iniziato a contattarci, prima ancora che aumentassero i contagi, successivamente diffusi in maniera più limitata certo ma a tante altre zone d’Italia”.

E con le Marche e Ceriscioli, invece?

“Nessuno ha avuto una reazione simile alla sua. Ha emesso l’ordinanza la settimana successiva come se nelle Marche vi fosse un cluster. Martedì abbiamo fatto una riunione ad hoc su questo, abbiamo detto che non è necessario chiudere gli uffici pubblici, e prima si è tenuta una Conferenza delle Regioni e poi una Stato-Regioni. Abbiamo detto: costruiamo un percorso ordinato, adottando una ordinanza unica che è molto rigorosa e che protegge i cittadini, gli anziani e garantisce un certo comportamento nelle scuole e negli uffici pubblici. Questa è la famosa ordinanza unica, quella che Ceriscioli non ha voluto firmare e che le garantisco è molto più sicura di quella che ha firmato Ceriscioli, se non altro perché è scritta dall’Istituto Superiore di Sanità e dalla Protezione Civile. Quella di Ceriscioli non mi pare”.

Perché la definisce più sicura?

“Primo tema, lo Stato. Se io fossi un marchigiano vorrei delle cose scritte e sicure, a livello di informazione e prevenzione, sulla profilassi, sulle misure urgenti di contenimento del contagio di chi ha soggiornato nelle aree cinesi e nei comuni italiani dove si è diffuso il coronavirus, sulle modalità di isolamento. Invece Ceriscioli non le ha firmate. L’ordinanza unica è stata scritta dall’Iss e dalla Protezione Civile. Ceriscioli ha fatto una sua ordinanza, simile ma non uguale a quella ligure o del Friuli Venezia Giulia e aveva un solo obiettivo: chiudere le scuole, chiudere gli uffici pubblici, chiudere le manifestazioni. Per questo ho parlato di John Wayne. Per lui non esiste l’Iss, la Protezione Civile e il Governo, ma per quest’ultimo me ne farò una ragione. Ha deciso di testa sua, una settimana dopo rispetto alle scelte di altre regioni le quali adesso stanno tornando indietro”.

Che intende per tornare indietro?

“Le do una notizia. Sia la Liguria che il Friuli-Venezia Giulia stanno aspettando con ansia domenica, in modo da aderire, lunedì, all’ordinanza unica. Martedì scorso abbiamo organizzato una riunione con tutti i ministri, il Presidente del Consiglio, il Presidente dell’Iss, il capo della Protezione Civile e poi abbiamo preparato un accordo, ovvero l’ordinanza unica, firmata da 14 regioni più le due province autonome di Trento e Bolzano. C’è una sola regione, le Marche, la quale, mentre stiamo completando questo lavoro, se ne esce con un comunicato col quale se ne frega di questo percorso e si aggancia alle altre sei regioni. Ceriscioli si è auto-inserito nella black list dei contagiati. Impugnando l’ordinanza noi abbiamo aiutato tutti i marchigiani ad uscire da questo pasticcio”.

L’ordinanza però è stata emessa nuovamente.

“Io vorrei che fosse chiaro quello che ha fatto lo Stato, e vorrei che fosse compreso da tutti, con onestà intellettuale a maggior ragione dagli amministratori. Abbiamo anche parlato con Ceriscioli, prima del Consiglio dei Ministri nel quale abbiamo deciso la sospensione e l’impugnativa. Gli abbiamo detto: se hai un problema di confine, come si diceva per Gabicce, eravamo disposti a mediare soltanto su Gabicce. L’ultima mediazione è stata fatta da me, dopo quella precedente del Ministero della Salute, e può testimoniarla il sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Se bisognava intervenire sulla Provincia di Pesaro saremmo intervenuti solo sulla provincia di Pesaro, per qualche giorno. Ci è stato risposto di no, Ceriscioli ha fatto a modo suo”.

Come si spiega questo contrasto?

“Forse è più facile a voi nelle Marche, capirlo. La nostra azione è stata a tutela assoluta della salute e della sicurezza dei marchigiani. Per noi vengono prima le prescrizioni dell’Iss e della Protezione Civile e poi le convinzioni politiche. Lui invece ha anteposto le sue convinzioni politiche, cioè che bisognava dare il segnale che le Marche erano come Codogno: noi non gli abbiamo consentito di fare questa operazione. La mia reazione è venuta solo dopo la sospensiva, quando ho preso atto che Ceriscioli non ha mediato su nulla: non possiamo consentire a nessun presidente di Regione di fare l’opposto di quello che dicono le autorità sanitarie italiane“.

Ceriscioli afferma che durante la videoconferenza non sono stati dati indirizzi omogenei alle Regioni.

“Nella videoconferenza abbiamo detto che saremmo andati verso l’ordinanza unica e io avrei coordinato e nessuno ha mai dichiarato delle eccezioni in quella sede. La Conferenza delle Regioni, ovvero la loro organizzazione, ha fatto in precedenza tre ore di videoconferenza con Bonaccini, presidente emiliano-romagnolo, il quale ha trasmesso tutti gli atti e alcuni presidenti hanno fatto anche delle proposte emendative, tra cui la Regione Marche, e abbiamo risposto a tutti in conferenza dicendo: firmate l’ordinanza unica e poi sulle singole eccezioni vi facciamo firmare ordinanze separate, perché erano emendamenti diversi che riguardavano casistiche diverse nelle varie regioni”.

Qual era l’emendamento marchigiano?

“La Regione Marche in quella sede, il 25 febbraio, ha chiesto di essere annoverata tra le Regioni destinatarie del provvedimento restrittivo come in Lombardia o Veneto. E gli abbiamo detto di no. L’obiettivo in quel caso, per Ceriscioli non era quel tipo di ordinanza, di cui qualcuno si è pentito, ma chiudere tutto. Gli abbiamo detto che le Marche non c’entravano nulla con la situazione di altre zone, anche quei casi registrati non sono un focolaio di diffusione come nel Lodigiano. Si fanno dei danni inenarrabili, e per quale motivo? Per lo sfizio di fare John Wayne per un giorno? Io resto disponibile ad incontrarmi con tutti e penso che ancora oggi abbia senso firmare l’ordinanza condivisa come stanno facendo tutti e come ho già detto a Ceriscioli”.

Qual è un suo giudizio di sintesi su quello che sta avvenendo?

“Trovo indecoroso l’atteggiamento di chi dice che difende così i marchigiani. No, disobbedendo allo Stato e a quello che indicano Iss e Protezione Civile si fanno danni ai cittadini. Per questo tutti hanno firmato, e se c’era un problema specifico sul territorio si interveniva su quel territorio specifico, non su tutta la Regione”.

Sul terremoto sia consiglieri comunali che sindaci accusano lei e il Governo di aver abbandonato le Marche.

“Questa cosa mi dispiace perché io penso di essere stato uno dei pochi che ha difeso Ceriscioli. Sono venuto nelle Marche e ho preso atto delle difficoltà che aveva l’Amministrazione e me ne sono fatto carico. Ho portato l’istanza dell’omogeinizzazione delle misure delle Regioni che hanno avuto il terremoto e ci stiamo lavorando. Il nuovo commissario Legnini è responsabilizzato su questo. Le istanze che Ceriscioli ci aveva fatto le stiamo portando avanti perché alcune erano coerenti. Devo dire che nonostante la mia insistenza per omogeinizzare gli interventi mi sono sentito dire spesso in Parlamento da colleghi parlamentari, e non solo, che qui nelle Marche si era perso tempo e che era colpa del governo regionale. Io per la verità li ho difesi chiedendo un’altra possibilità ed è il lavoro che il governo sta svolgendo. Ora che io debba subire questa accusa mi sembra abbastanza folle, poi ognuno è giudicato per quello che fa. Io posso essere messo in discussione per le mie idee politiche in altri campi, ma sull’organizzazione della cosa pubblica sono maniacalmente rigoroso, e chi mi conosce lo sa”.


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