Dal settimanale Piceno Oggi n.911 del 19 marzo 2012
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “E’ una questione legata semplicemente a domanda – offerta”. Le dichiarazioni di Dario Recubini, capo dell’ufficio stampa Marche e Abruzzo di Trenitalia, riassumono in due parole quella che è, in realtà, una condizione attuale che può diventare nel tempo insostenibile per l’intera comunità del territorio Piceno. Secondo Recubini, Trenitalia ciclicamente, come una qualunque altra azienda, tira le somme, monitorando i risultati conseguiti dagli impianti ferroviari dislocati lungo il territorio nazionale.
“Questi treni non sono a contributo pubblico – spiega Recubini – ma soggetti pienamente al regime del rischio d’impresa . Le faccio un esempio: se la Merloni decide di chiudere uno dei suoi stabilimenti perché in perdita, evidentemente è legittimata a tagliare per far si che questa perdita non gravi poi su tutto il suo sistema aziendale. Allo stesso modo Trenitalia interviene sugli impianti qualora questi non diano i risultati pienamente soddisfacenti”.
“Dobbiamo essere scevri da ogni condizionamento – continua – una società che si occupa di trasporti come Trenitalia, che ha dei costi di gestione elevati, se opta per dei ridimensionamenti non lo fa per dispetto. E’ che i numeri non ci sono, non c’è domanda, dunque, in un’ottica di razionalizzazione dei costi, è costretta a valutare dei tagli. La normativa nazionale ed europea sottopone i treni a lunga percorrenza ad una ferrea gestione patrimoniale, con una autogestione economica in base ai biglietti venduti, ovvero: se, dopo un’attenta analisi economica triennale, non se ne vendono abbastanza, i treni vengono soppressi. Se invece il quantitativo venduto è adeguato a coprire i costi di gestione dei treni, che è molto alto, allora siamo ben felici di mantenere un calendario adeguato a quelle che sono le esigenze reali valutabili, però, su carta. Anzi, nel caso i convogli siano insufficienti possiamo anche pensare di aumentarli. Questa è un’analisi che facciamo sistematicamente su tutti gli impianti ferroviari a nostra disposizione, e nel caso di San Benedetto del Tronto abbiamo riscontrato un deficit di utenza che ci ha costretto ad un vero e proprio ridimensionamento dell’impianto in termini di fermate.”
Fermate soppresse, dunque, perché – secondo Recubini – “pochi cittadini prendono il treno”. E’ pur vero, però, che “Trenitalia Spa”, controllata al 100% da “Ferrovie dello Stato Spa” che a sua volta è controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze – che ragiona come un’azienda privata – potrebbe decidere di investire, a San Benedetto, migliorando leggermente il calendario attuale, analizzando nei prossimi mesi i risultati conseguiti. Anche perché se i treni non fermano (dunque con un’offerta minima) come fa l’utenza (che rappresenta la domanda) ad aumentare? Vaga la risposta di Dario Recubini: “ E’ un cane che si morde la coda”, che continua focalizzando l’attenzione su alcuni punti: ” Abbiamo migliorato i servizi e velocizzato i treni che percorrono la tratta Bari – Milano. A San Benedetto ci sono 7 intercity che proseguono per Bologna, dove esiste il sistema “Alta velocità” per tutte le tasche e per tutte le direzioni”.
Il capo dell’Ufficio stampa di Trenitalia conclude sull’intervento della Politica che ha definito questi ridimensionamenti “inammissibili e deleteri per l’intera comunità Picena”: “ L’approccio è del tutto sbagliato. Cosa c’entra la politica? Noi ci confrontiamo con la legge del mercato che regola le dinamiche economiche in base ad una “Domanda” confrontabile su carta; e non in base ad una semplice “ Idea di domanda”, ipotesi del tutto inverosimile”.
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Cara e costosa Trenitalia, non ci resta che sperare in un tuo fallimento imminente affinchè tu possa comprendere che è l’offerta di servizi che crea la domanda; pensa se 20 anni fa la Tim non avesse investito in telefonia mobile perche nessuno sentiva la necessità di vere un cellulare!!!
Non aggiungo parolacce per l’educazione ed il rispetto che mi hanno inculcato da piccolo, ma ce ne sarebbe una perfetta!
Grazie!
Questa è la situazione che porta il monopolio statale dei servizi. Lo Stato si ingrassa a scapito dei cittadini, i politici coltivano le loro clientele e non si razionalizza il servizio, anzi si taglia perchè i costi sono elevati. Si parla di rischio di impresa? E quando mai un imprenditore perderebbe un contratto per i costi alti, al massimo cercherebbe di ridurre i costi, sub-appaltare a chi è più efficiente; siamo di fronte al fallimento sociale e economico del Capitalismo di Stato troppo spesso fatto da quei boiardi collusi con la Politica!
Negli anno scorsi ho preso spesso gli Eurostar per e da Milano (quando c’erano) poi le Freccie Bianche (già al limite della class-action e multate dalla UE perchè Trenitalia faceva pagare il servizio Eurostar su treni che erano degli Intercity!) e quando il treno si fermava a San Benedetto la banchina era piena di persone che scendevano e salivano!
Inoltre mi vorrei spingere su una discussione un po’ più tecnica. Mi piacerebbe capire qual’è per trenitalia il costo marginale ed il costo opportunità di aggiungere una fermata alla tratta di un treno. Personalmente (da una valutazione sommaria) si ha costo marginale soltanto per allungare il tempo di percorrenza della tratta, e si ha invece un costo opportunità pari alla tariffa media dei biglietti per tutti quei cittadini che non sono serviti. Probabilmente il management di Trenitalia non ha considerato questi aspetti e sta perseguendo magari soltanto dei dictat dirigenziali ma dimostra chiaramente come lo Stato Italiano non è a favore dei cittadini bensì contro di loro. Queste sono le situazioni in cui mi indigno perchè c’è da vergognarsi ad essere Italiani!
per fortuna che il sindaco Gaspari aveva sentenziato un potenziamento certo dei treni frecciabianca a sbt………..
nel 2011 oltre all’abbonamento annuale (600 euro) ho acquistato anche la carta tuttotreno (90 euro) per poter usufruire di un IC che, sulla carta il sabato, mi consentiva, di aspettare solamente 15 minuti invece dei 40 per il regionale successivo.
Per tutto il 2011 questo IC è stato quasi sempre in fortissimo ritardo (30/40 minuti) tanto da non poterlo utilizzare in quanto il regionale arrivava prima.
Ora non ho più questo problema perche l’IC non c’è più e per questo voglio ringraziare trenitalia per avermi fatto risparmiare 90 euro e per avermi dato il tempo per pensare, leggere, passeggiare nei 40 minuti di attesa del regionale.
Tutto questo per dire che se la domanda non c’è è principalmente perchè il servizio non c’è.
NO TRENO NO PARTI!!!