ASCOLI PICENO –  Una Sala dei Savi di Palazzo dei Capitani stracolma, nonostante l’orario vespertino, ha accolto lunedì l’arrivo in città dell’ex ministro della Gioventù Giorgia Meloni, per la presentazione del suo libro ‘Noi crediamo – Viaggio nella meglio gioventù d’Italia‘. Ad introdurre la conferenza il sindaco di Ascoli Guido Castelli, l’assessore allo Sport e alla Gioventù Massimiliano Brugni e il presidente della provincia Piero Celani.

“Durante il suo mandato – apre le danze l’assessore Brugni, amico di vecchia data della Meloni ai tempi di Azione Giovani -, il Comune e la Provincia hanno ottenuto tanti fondi e approvato diversi progetti. E proprio nel suo libro sono racchiusi i motivi per i quali abbiamo creato ‘Gioventù Ascolana‘, per dare voce e visibilità ai giovani talenti del nostro territorio”. A proposito dell’opera, dice: “La sua introduzione è un inno alla politica, in cui si cerca di esortare il popolo giovanile a fare politica, che, se fatta con serietà, è la forma più alta di altruismo“. Il sindaco Castelli, invece, spiega come l’ex ministro Meloni “ci abbia dato tanti spunti e indicazioni sulle politiche giovanili e sportive da adottare. Le sue azioni avevano tutte uno scopo comune: la crescita dei giovani, non solo attraverso le emozioni, ma anche con progetti, i quali presuppongono valori”. Il presidente Celani, dal canto suo, spiega come “è grande il rammarico di non avere più il nostro partito al governo, ma di come sia più grande quello di non avere una come lei nell’esecutivo. I giovani, oggi, hanno sì bisogno di maestri, ma anche di buoni esempi da seguire, perché se i maestri non portano esempi concreti falliscono la loro missione. Ecco, Giorgia Meloni è un esempio”.

Poi, l’atteso intervento della Meloni, la cui apparente stanchezza dopo il lungo tour elettorale giornaliero nelle Marche è stata spazzata via dalla consueta vigoria delle sue parole: “In questo territorio – spiega il ministro più giovane della storia repubblicana – il ministero è stato facilitato nelle proprie iniziative, perché ha trovato grandi capacità programmatiche. Posso dire che Ascoli è tra i comuni nei quali il governo Berlusconi ha lavorato meglio“. Il discorso, quindi va sul libro che definisce, riprendendo le parole di Brugni “un inno alla politica. L’errore più grande che si può commettere oggi è di confondere una parte della politica che ci delude con tutta la politica, che rimane il più grande impegno civico per ognuno di noi, uno strumento per lasciare un segno nella storia. Ecco perché – prosegue la Meloni – bisogna saper distinguere. Altrimenti, come in ogni mondo, se non lo faremo i migliori moriranno”. Sui giovani, al centro dell’opera: “Ho cercato di dare voce a quella parte bella della gioventù che sembra non esistere: oggi si parla troppo di un Italia morta, senza futuro. Al contrario, bisogna trasmettere speranza, proponendo esempi come le storie che ho raccontato. Questo è anche un libro di ribelli: oggi non è un rivoluzionario chi abbatte le vetrine. Ho sempre pensato che la rivoluzione non si fa col distruggere, ma col costruire“.

Quindi un accenno alle storie di vita presenti nel libro. Da Simona Atzori, “nata senza braccia, ma che, se la conosci, scopri che è completa più di molti altri”, a Federica Pellegrini, “dove la ragazza si è ribellata alla campionessa”, passando per Mirco Bergamasco e Guido Martinetti e Federico Grom. Il primo, perché “il rugby è la più bella metafora della vita. Le sue regole, correre in avanti e passare la palla indietro, insegnano che si deve guardare al futuro senza mai dimenticare il passato”. Mentre i secondi sono “due ragazzi dalla carrriera avviata che, pochi anni fa, hanno lasciato tutto per inseguire il loro sogno: fare il gelato. Hanno costruito un impero con oltre 600 dipendenti”. L’ultimo esempio è Goffredo Mameli, l’unica storia del libro riferita ad un non-contemporaneo: “Quanti nelle scuole lo conoscono? Quanti sanno che, con una gamba ferita, chiese ai suoi compagni di amputarla affinché potesse continuare a combattere per la patria? Ecco, noi abbiamo tanti eroi alla Che Guevara, basta che li raccontiamo“. Infine, una delle frasi conlcusive dell’intervento, seguite da un lungo applauso che quasi ha commosso l’ex ministro: “Che paese è un paese che a 24 anni non si vergogna di mandare i giovani a morire in guerra, ma si vergogna di mandarli in parlamento?”.

In merito all’interrogazione del consigliere comunale del Pd Stefano Corradetti, che accusava l’amministrazione di fare un uso improprio di risorse pubbliche per finanziare l’arrivo dell’ex ministro, il sindaco, durante il suo intervento, ha risposto così: “Quanto ci è costato? Non ho potuto offrirle neanche il caffè, dati i tempi ristretti. Solidarizzo – continua ironicamente il primo cittadino – con il consigliere del Pd perché fa di tutto per avvicinare a sè il suo elettorato, fino a guardare attraverso il buco della serratura”. Un’altra accusa, invece, di Corradetti riguardava la mancata dicitura “Medaglia d’Oro al Valor Militare per attività Partigiana” negli inviti sull’incontro. Ma è l’assessore Brugni, prima della conferenza, ad indicarci la loro effettiva presenza sui manifesti presenti nella sala.


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