ASCOLI PICENO – Arte e natura, un connubio unico: un angolo della natura che si trasforma in spazio d’arte attraverso un’originale intuizione creativa. Questo lo spirito che ha animato “Poesia della Materia”, la sezione tematica dedicata all’arte ambientale all’interno del Festival dell’Appennino promosso dalla Provincia.

“Un’esperienza di grande condivisione, bellezza e conoscenza del paesaggio attraverso un filo diretto tra i dieci artisti coinvolti, nazionali e internazionali, nella rassegna e la comunità del posto” ha spiegato il curatore Carlo Bachetti nel corso della presentazione dell’iniziativa svoltasi ieri al “Parco Miravalle” di Pianoro di colle San Marco alla presenza dell’Assessore alla Cultura Andrea Maria Antonini e della critica letteraria Alessandra Morelli. All’appuntamento non è voluto mancare il sindaco di Ascoli Piceno Guido Castelli che ha ringraziato la “Provincia per un’iniziativa originale quanto ricca di spunti di approfondimento e di crescita culturale del contesto locale”.

“Si tratta della prima esperienza di residenza artistica realizzata nel nostro territorio – ha spiegato l’assessore Antonini – un evento importante a cui ne faranno seguito altre due, una dedicata al teatro l’altra alla musica, entrambe all’interno del programma del Festival dell’Appennino: la prima si terrà a Montemonaco con protagonisti 10 giovani attori individuati dalla Compagnia dei Folli chiamati a vivere una residenza di teatro ai piedi del lago di Pilato, la seconda rivolta ai cosiddetti pipers, ossia suonatori di cornamusa che animeranno una sezione del Festival volta a rendere omaggio alla musica popolare. Senza dubbio un fortunato intreccio di saperi e passioni artistiche che rappresentano il vero punto di forza di una manifestazione così vicina e in ascolto al territorio montano, alla sua dimensione umana e alle sue eccellenze paesaggistiche”.

Dopo l’intervento dell’assessore Antonini, è stata la volta della critica letteraria Alessandra Morelli, che ha spiegato i principi ispiratori e i riferimenti culturali dell’iniziativa volta a far conoscere e celebrare una disciplina molto amata soprattutto nei paesi anglosassoni e nel nord dell’Europa. “La natura che si rende conoscibile a tutti grazie alla mano dell’artista che veicola le proprie emozioni e le proprie ansie attraverso una testimonianza creativa perenne e nel contempo destinata a perire” ha sottolineato la dott.sa Morelli che ha poi guidato i visitatori in un interessante sopralluogo all’interno del percorso creativo ambientato nella cava Ferri.

Un manufatto ricoperto di panni colorati, una pelle di fogliame a simbolo della precarietà esistenziale, un tassello di legno incastonato in crepe millenarie, un omaggio alla purezza sorgiva del travertino, acrobatici pentagoni di legno per filtrare l’energia solare, una cabina dismessa quale ideale luogo d’intreccio tra natura e tempo, tasselli di puzzle disegnati ad arte nella terra, una provocatoria opera sulla fine della land-art, due raffinate creazioni per esaltare la visionarietà della materia.

Opere che saranno raccontate poi in un catalogo illustrativo curato da Alessandra Morelli e dal professor Alessandro Zechini. Opere che, come ha annunciato l’Assessore Antonini, saranno anche al centro di una nuova iniziativa del Festival con protagonisti poeti chiamati a dare sfoggio alla propria creatività prendendo spunto proprio dalle 10 opere allestite nella cava Ferri.

Prima dei saluti finali, si è tenuto infine un gustoso vernissage al Parco Miravalle offerto dall’imprenditore Andrea Esposito che ha contribuito pienamente alla riuscita della rassegna. Manifestazione, come ha ricordato il direttore Bachetti, si è avvalsa anche del prezioso sostegno dello scultore Giuliano Giuliani che ha messo a disposizione strumenti di lavoro, materiali e utensili.


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