DI SEGUITO TUTTO IL DETTATO LETTERALE DELLA CONFERENZA STAMPA DI PIERLUIGI BERSANI

Bersani: E’ chiaro che chi non riesce a garantire la governabilità al suo paese non può dire di aver vinto le elezioni, quindi noi non abbiamo vinto anche se siamo arrivati primi, questo è l’oggetto della nostra delusione, perché non avverrebbe in altri paesi dove un voto del genere avrebbe comunque garantito un meccanismo di stabilità, e da questo si capirà chi ha voluto impedire una nuova legge elettorale, non certo noi.

C’è una enorme novità che ha investito tutto il sistema politico e anche noi. Con più calma si dovrà fare una analisi, hanno però pesato due elementi di fondo, non occasionali. Il primo è quello della crisi e della recessione più grave dalla guerra, una disoccupazione giovanile al massimo, indebolimento dei redditi, incertezza, e ricette su questa crisi targate solo austerità, e questo ha motivato un grande movimento di opinione e una volontà di rimuovere l’oggetto della crisi tramite messaggi palingenetici e di fughe per via fiscale. Dall’altro non si è accettata una ricetta basata in modo stretto sull’austerità e sul rigore: c’è il venire meno di una lunga stagione che ha accompagnato lo sviluppo delle società europee. Questa campana suona anche per l’Europa.

Altro elemento è quello di un rifiuto della politica così come si è presentata, una politica che appare moralmente non credibile, istituzioni inefficienti.
Noi del Pd abbiamo visto da tempo che il movimento profondo dell’opinione pubblica italiana non si muoveva verso i politicismi ma verso una dinamica di disaffezione e di rifiuto, e abbiamo cercato di rispondere introducendo dei cambiamenti con nuovi meccanismi di partecipazione e abbiamo cercato di reagire ma devo riconoscere che il problema ha nettamente sopravanzato le nostre ricette.

Prendiamo atto con consapevolezza e umiltà del risultato elettorale ribadendo la volontà di essere utili al nostro paese, abbiamo consegnato a queste elezioni la nostra responsabilità, siamo la coalizione maggioritaria alla Camera sia nei voti che nei seggi, maggioritaria al Senato anche con maggioranza relativa nei seggi.

Abbiamo questa responsabilità, e non siamo noi il problema, noi comunque siamo stati un punto di tenuta in questo momento, se non avessimo fatto quel che abbiamo fatto saremmo stati in una situazione ancor più complicata.

Quindi la prima parola necessariamente tocca a noi, che senza vincere siamo arrivati primi, in un Parlamento cambiamento largamente cambiato non solo nelle sue componenti politiche ma anche nei suoi protagonisti, come abbiamo fatto noi stessi, con il 40% di donne e un notevole cambiamento. La situazione è nuova.
Sentiamo come nostra prima responsabilità quella di essere portatori efficaci di una proposta di cambiamento, come e più promesso in campagna elettorale.

La nostra ispirazione non sarà quella di disporre diplomazie con questo e con quello, perché non corrisponde a questa fase.

Quindi proporremo alcuni punti fondamentali:
riforma delle istituzioni e della politica a partire dai costi della politica
moralità pubblica e privata
difesa dei ceti più esposti alla crisi
impegno per una nuova politica europea a favore del lavoro.
Questi sono i titoli essenziali per quello che toccherà a noi, per ribaltare uno schema, no a discorsi a tavolino sulle alleanze, vediamo quel che c’è da fare sulle alleanze e ciascuno si prenda la sua responsabilità davanti al Parlamento e al Paese.

Parleremo con Napolitano e ascolteremo i suoi consigli.

Noi sappiamo bene di doverci prendere delle responsabilità, non ci sfugge la drammaticità del momento e i rischi per il nostro paese, ma questa responsabilità sia chiaro che noi la consideriamo un sinonimo di cambiamento, e quindi non ci si potrà chiedere di gestire per gestire.

Questa è la nostra impostazione politica.

RISPOSTE AI GIORNALISTI
“Le cose che ho detto valgono nel caso in cui otterremo l’incarico. A chi mi rivolgo? Al Parlamento ma intenderei nel caso di partire dai temi della legalità, pari condizioni del mercato e grandi temi sociali e di un’Europa che deve cambiare agenda. Non so chi risponderà. Io non accetto più di parlare per enigmi. Qualcuno si prenda le sue responsabilità, non so il Pdl, non so il M5S, fino a qui hanno detto tutti a casa, adesso ci sono anche loro, adesso dicano quello che vogliono fare per il loro paese, che è il loro e per il loro figli“.

“Nel 2013 c’è la scadenza naturale per il mio mandato nel Pd. Io non sono uno che abbandona la nave, posso starci da capitano o da mozzo, ma non la abbandono”.

Renzi? Io più di fare le primarie e far scegliere a 3,2 milioni di persone non posso fare. Non vorrei che con questo dibattito si oscurasse un dato più profondo, un problema molto profondo. Noi siamo in presenza di una crisi che per la prima volta in 60 anni porta ad un meccanismo di impoverimento che la politica non riesce a gestire e che dà luogo a risposte semplificatrici. Questo non è solo un dato italiano, e occorrerà rispondere in maniera adeguata”.

“Ho letto tonnellate di senno di poi sulla nostra campagna elettorale. Può essere (che sia stata troppo tiepida la campagna elettorale, ndr) che soprattutto dove il disagio è più forte, come nel mezzogiorno, lì c’è un dato impressionante anche per noi. Lì un messaggio di semplificazione è arrivato, ma io penso al giorno dopo, ora c’è da governare e penso che quelle ricette (di Berlusconi, ndr) spese in campagna elettorale purtroppo non sono una soluzione e in coscienza non me la sono sentita e non me la sento anche se avrei potuto coltivare degli inganni. Può darsi che questo ci sia costato dei voti, certo”.

“Non so come chiamare la nostra proposta di governo, ci vuole un governo di combattimento e cambiamento che spinga su delle novità forti, compresa anche il fatto di aprire un libro a livello europeo, queste elezioni devono dire qualcosa in Europa. Questa politica non va bene, alla lunga porta reazioni che non sono controllabili in sistemi democratici. Un governo di cambiamento? Con pochi punti chiave, che si metta davanti al Parlamento in posizione chiara, poi sulla durata non posso strologare“.

“I governi funzionano tema per tema e anche con la fiducia, e in base ai temi occorre dare la fiducia o no. Questi sono le condizioni della nostra Costituzione: chi viene in Parlamento fa i conti con questo e si prende le sue responsabilità, e ognuno valuterà”.

L’Europa? Se uno mi dice fuori dall’euro… Se ne sono sentite tante di affermazioni e smentite, se l’Italia si staccasse dall’Europa sarebbe un disastro, questo è matematica non una opinione. Se invece si dice che occorre chiedere una rivisitazione delle politiche economiche, allora… C’è un grande movimento di progressisti europei che nella realtà italiana possono avere nuovo spazio, ma sempre dentro al quadro europeo”.

“Dovremo affidarci alle valutazioni che farà il presidente della repubblica. Napolitano poi dovrà indicare quale sarà una iniziativa capace di realizzare un governo. Io non intendo imbastire accordi non si sa basate su cosa. Se toccherà a noi, ci rivolgeremo al Parlamento”.

“Nel mezzogiorno abbiamo il risultato più problematico, perché la recessione pesa il doppio, il disagio sociale è alto, la disaffezione c’è e quindi i messaggi di semplificazione sono arrivati più a segno. Dove c’è più presenza di governo di centrosinistra magari diventiamo il bersaglio di questa esigenza di cambiamento. Il dato mi preoccupa, conosco bene quel disagio e so che quel disagio è figlio di dieci anni di politiche sbagliate ma il Pdl non si è danneggiato da ciò e l’avanzata di Grillo se ne è avvantaggiata”.

“Noi siamo stati sopravanzati dal fenomeno della moralità, io ho ben chiaro come bisogna prendere di pugno questa situazione, ed ora dico di farlo ancora più di prima. Quindi moralità, l’organizzazione politica, sono elementi importanti. Ma senza dimenticare il tema sociale, perché se vedremmo dietro questo rischio di ingovernabilità solo la politica dobbiamo capire che dietro c’è una logica di disagio sociale acuto. Sulle questioni istituzionali siamo favorevoli alla corresponsabilità.
Il M5S è primo partito alla Camera, quindi ciascuno si prende la sua responsabilità“.

“Confronto con Berlusconi? Lo faremo in Parlamento, adesso sono accorgimenti diplomatici che non corrispondono all’esigenza di novità che emerge, occorre che la strada sia opposta, ribaltiamo lo schema, adesso si discute cosa fare per questo paese che ha problemi serissimi ed esigenze di cambiamento serissimi. Si riposasse Berlusconi”.

Il Pdl da solo aveva il 38% l’altra volta, adesso il 22%, sarà stata una rimonta ma ha perso 16 punti. Rispetto ad ottobre certamente si è rianimato, fruito di alleanze che hanno portato qualche punto. La destra esiste in questo paese, se ha preso il 28% ci stupiamo?, se poi è rappresentata da Berlusconi e la Lega è una particolarietà italiana, ma comunque c’è tutto il mondo. Il fenomeno di fondo invece è un altro, ovvero un messaggio a prescindere dai temi di questa crisi, ovvero evocare vie di fuga da questa crisi, così come anche da parte del M5S. La realtà è che la situazione è difficile ed è condizionata da politiche europee francamente sbagliate. Adesso il problema si riproporrà fra qualche mese, dobbiamo avviare un meccanismo di difesa di questo paese e noi democratici resteremo un punto di riferimento per questo paese, perché serve che ci sia qualcuno che tenga la barra nei momenti difficili”.


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