ASCOLI PICENO – Ad un giorno di distanza dalla presentazione di Hub21, il progetto per l’ecosistema di imprese che dovrebbe insediarsi nell’area della cosiddetta Ascoli21, l’ex Carbon, mi premono fare, per quanto sommarie, alcune valutazioni.
Non sulla bontà dell’idea in se stessa, che sicuramente è altamente apprezzabile anche per chi, come me, la vive soltanto come osservatore esterno.
Volevo riflettere su quanto ascoltato durante l’incontro nella sede dell’Unicam, e la situazione che stiamo vivendo.
Facendo il giornalista, oltretutto giornalista-imprenditore, riesco continuamente ad entrare in contatto – come tutti. Un po’ più i tutti – con lavoratori, imprenditori, precari, disoccupati, giovani, cinquantenni, studenti, disoccupati.
La situazione mi sembra sempre più avvicinarsi alla ingestibilità sociale. Come diceva Giuseppe Campanella, un tasso di disoccupazione del 12% implica come dato reale (tra lavoratori stagionali, precari, sottopagati) una cifra fino a tre volte tanto. E come giustamente mi fa notare l’amico poeta Lucilio Santoni, oramai una fetta importantissima non solo di trentenni ma anche di quarantenni ha bisogno di essere aiutata dai genitori, che erodono magari i risparmi degli anni d’oro. Per i ventenni di oggi quel piccolo aiuto non ci sarà più, probabilmente.
Ecco che l’Hub21 mi sembra importante, quasi determinante per disegnare uno scenario economico locale (non solo ascolano, ma piceno e interregionale) che abbia al suo interno eccellenze e dinamismo.
Ma temo che nonostante l’impegno apprezzabile, la necessità di arrivare alla conclusione del progetto, le difficoltà da colmare (sia nei fondi da trovare per lanciare la società, sia per la bonifica dell’area), il tempo già trascorso come giustamente fatto notare da Bucciarelli di Confindustria, Hub21 rischia di essere l’ambìto diamante posto, anziché sull’anello lussuoso, su uno sterrato deserto.
Perché è certo che i più meritevoli, più creativi, più formati meriteranno più degli altri di giocarsi la propria carta in quella orizzontalità prevista per Hub21, sottolineata da alcuni dei presenti. Ma se nel Piceno dei nostri nonni la grande massa traeva il sostentmento da agricoltura e pesca, e in quello dei nostri padri si aggiunsero industria ed edilizia, l’ultima evoluzione, quella dei servizi, della conoscenza e del turismo, sembra non resistere nei confronti della Grande Recessione Europea.
Purtroppo, con le istituzioni – fatti salvi i ritardi e i problemi atavici italiani – legate da vincoli di stabilità sempre più forti, con le banche in difficoltà e le imprese private sulla difensiva, l’avvitamente del Piceno, dentro quello più mastodontico dell’Italia, sembra non avere fine.
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Ed ecco l’articolo che permette di interpretare la matassa che non si sbroglia.Tutte cose giuste che ben rappresentano quello che è lo stato di incertezza che è l’aspetto peggiore della crisi economica che stiamo attraversando. Ma, se cerchiamo anche con i fenomeni più evidenti di desertificazione dentro e fuori il Piceno di avere una bussola di orientamento forse riusciamo a non sbattere la testa.
Hub 21 è stato voluto anche per l’impegno di tanti che si sono impegnati. Il nodo però è la bonifica della ex Carbon che per quanto è dato sapere è in alto mare. Questo è un problema non risolvibile con attività volontarie ma penso però che non è determinante.
Nel 2005 si poteva chiedere alla Carbon di fare la bonifica però al di là delle volontà dichiarate non ci fu una richiesta da parte delle istituzioni come il Comune e forse anche la Provincia. Il risultato è stato che chi ha inquinato non ha pagato niente.
Hub 21 per decollare deve risolvere problemi grossi. Non forse per i locali delle attività che in qualche modo già ci sono come la ex mensa e penso alle strutture universitarie. Ma il tema della crescita del Piceno è comunque connesso. E non è pensabile che possa avvenire per incanto con Hub 21.
Però è chiaro che se questo Polo tecnologico nasce aperto al territorio qualche strumento in più potrebbe esserci ma non è scontato che così sarà. Ecco allora che dobbiamo rilanciare la progettualità del Piceno a partire dalle presistenze e quindi dal turismo e anche agricoltura ma la Vallata del Tronto deve essere rilanciata quanto meno come zona industriale. Come? Hub può dare un aiuto.
Non c’è dubbio che la sfida lanciata da questi imprenditori Piceni/Marchigiani è di estrema complessità e difficoltà per le problematiche che stanno affrontando (bonifica, riqualificazione urbana sostenibile, promozione di un Polo Scientifico Tecnologico e Cultural), cui si sono affiancate le criticità della crisi internazionale e del declino economico dell’area Picena. Un declino questo dovuto ad una classe dirigente che fino a che il mondo era diviso (occidente/altri), fino a che c’è stata la Casmez, fino a che la Pubblica Amministrazione ha avuto soldi, ha pensato che questo contesto fosse eterno e in questo contesto pur modificato ha pensato di continuare la propria azione obsoleta, ricalcando percorsi classici di paternalismo, intimidazione, consociativismo e finta alternativa. Oggi tutto quel contesto è crollato. I paesi emergenti (brasile, russia, cina, india) hanno assorbito la maggior parte delle attività manufatturiere a basso valore aggiunto, ma nel frattempo hanno sviluppato un know how secono a nessuno, nei settori tecnologici di avanguardia e uno per tutti la green economy, rappresentando ormai i maggiori investitori esteri nel nostro paese (oltre i soliti Arabi). I soldi della Pubblica Amministrazione virtuosa e non , sono terminati. Le Banche dopo i crediti facili ai grandi gruppi loro amici e le scorribande finanziarie (Montepaschi, Parmalat, Sai, Ior, ecc.) , gli scandali della politica con i soldi pubblici che trasversalmente ha attraversato il nostro paese, hanno gettato un forte discredito su tutta la classe dirigente, che in questo momento fatica ad avere riconosciuto il proprio ruolo. In questo ecosistema, un progetto così complesso, in cui le risorse private sono l’unica fonte per la sua realizzazione, si assiste a due comportamenti , il primo di chi annuisce e plaude ma non fa nulla per accelerare, il secondo che critica o crea confusione, non avendo idee alternative credibili e cantierabili. Tra queste due aree comportamentali, ce nè una terza , che appare essere quella degli uomini di buona volontà, per i quali il benecomune non è solo uno slogan ma è un obiettivo, per sé e per gli altri.
In questo nuovo contesto la responsabilità sociale dell’imprenditore è determinante, il reinvestire propri risparmi del passato in iniziative per il futuro è comportamento sano, ma insufficiente se l’ambiente (istituzioni amministrative, politiche, formative, culturali, finanziarie) è passivo o prudentemente determinato. Il declino del Piceno può essere scongiurato solo se tutti accettano la sfida, se tutti si convincono come Pizarro di ” bruciare le navi ” per non tornare indietro (in qualcosa che non c’è più), ma per costringersi tutti ad andare avanti. Oggi chi usa ancora fare calcoli , anteponendo la propria posizione/collocazione, il proprio gruppo, probabilmente potrà sopravvivere , ma inizierà ad avere problemi non solo per le strade ma anche dentro casa, perché la coesione sociale non si salva con la pensione del nonno, la cassa integrazione del padre “shared non on fb” divisa per tutta la famiglia. Qui il tempo stringe, i progetti sono sui diversi tavolo da mesi, superare ” la sindrome della primigenia” è imperativo, in questo “caos” sarà difficile distinguere il primo sul niente di fatto.
Standing ovation.