SPINETOLI – Alta tensione. Sulla vicenda dell’edificio di via Tevere a Pagliare, dato alle fiamme nella notte di Capodanno per impedire l’arrivo dei migranti dopo le proteste dei cittadini nelle settimane precedenti, abbiamo ascoltato Claudio Berlini, direttore della cooperativa Versoprobo che ha l’incarico della gestione dei migranti indirizzati proprio nella palazzina di via Tevere.

Per prima cosa: qual è l’entità dei danni subiti dall’edificio a causa dell’incendio?

“Ancora non lo sappiamo, perché lo stabile è posto sotto sequestro e non possiamo accedere. Siamo in attesa di ricevere una copia della relazione dei Vigili del Fuoco, oppure verificheremo con i nostri tecnici non appena potremmo entrare con autorizzazione della magistratura”.

Al momento qual è la vostra previsione? L’edificio potrà ospitare nuovamente i migranti?

“Lo stabile al momento è inutilizzabile, dobbiamo verificare i danni e capire che tipo di intervento si potrà fare prima di qualsiasi tipo di previsione”.

Anche in questi giorni si parla spesso del numero dei migranti che dovevano trovare ospitalità in via Tevere. Quanti ne erano, o sono, previsti?

“Si parla senza sapere. Avrebbero dovuto essere 37 e non 50 ma comunque la prefettura ha già sospeso proprio per le vicende seguite per l’assegnazione, grazie alla lungimiranza del sindaco Luciani e del Comitato la Prefettura aveva già sospeso l’arrivo dei migranti adulti. Quindi l’incendio oltre che grave è stato anche inutile, anche se essendo noi aggiudicatori di un bando avremmo cercato delle soluzioni alternative”.

Si ipotizza l’arrivo di minori, infatti.

“Potevano essere dei minori ma lo stabile poteva essere adibito a servizi socio-assistenziali ed eventualmente al di là della semplice accoglienza. Ma al momento siamo fermi, occorre valutare i danni e poi capire cosa fare”.

Poco fa ho intervistato il portavoce del Comitato, Pagnoni, il quale ha detto che se vi fosse una migliore dislocazione dei migranti, magari divisi tra due edifici, non vi sarebbe una contrarietà di massima del Comitato.

“È ora di piantarle con queste storie. Basta che una persona dica di no e a quel punto i sindaci si sentono come dei principi di un territorio affidato a loro per volere popolare. Bisognerebbe uscire da questa logica perversa, perché basta la protesta di due cittadini e allora in un posto non si deve fare più nulla. Non è importante quanti siano i migranti ma come vengono curati e accuditi, possono essere 50 ma ben seguiti oppure 10 e non seguiti. L’importante è chi fa cosa e come”.

Il Comitato dichiara che gli spazi sono pochi per il numero di migranti previsto.

“Gli spazi sono assolutamente accettabili. Trentasette persone lì dentro ci stavano in maniera più che dignitosa, perché al di sotto della dignità non siamo mai andati e non è nelle nostre intenzioni andarci. Noi abbiamo esperienza, collaboriamo con più di una Prefettura, di strutture ne abbiamo 28, dislocate soprattutto al Nord e in Piemonte”.

Era già accaduto già qualcosa del genere?

“In Veneto una volta hanno preso a sassate le nostre automobili, ma mai si è arrivati al livello di quanto accaduto a Pagliare. Adesso si sta davvero superando il limite, siamo ormai allo squadrismo, chi non è d’accordo brucia la casa e questo è assolutamente inaccettabile. Qui si parla continuamente alla pancia delle persone, ma dalla pancia non esce cioccolata. Bisogna parlare al cervello delle persone”.

Avete intenzione di tutelarvi in qualche modo per quanto accaduto?

“Per ora ci sono i legali che stanno valutando se ci sono anche delle responsabilità indirette, oltre a quelle dirette. Ho visto dei filmati televisivi di sedicenti giornalisti e opinionisti che davanti alla folla dicevano delle cose false e nella migliore delle ipotesi discutibili e certamente non volte alla comprensione della situazione. Vedremo, i legali sono lì apposta”.


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