ASCOLI PICENO –  Arriverà al Del Duca domenica il Milan Futuro, la squadra B del club rossonero sfiderà  l’Ascoli alle ore 12:30 allo stadio “Del Duca” per la ventitreesima giornata del girone B del campionato di Serie C.  I lombardi sono terzultimi a 17 punti con 8 pareggi, 11 sconfitte e tre vittorie., più 3 dal fanalino Legnago, 18 reti segnate, terzo peggior attacco e 35 quelle subite. All’Andata terminò 1 a 0 per l’Ascoli con gol di Menna e di Corazza dal dischetto. Sul mercato la formazione di Bonera ha ingaggiato l’attaccante 32enne Magrassi dal Cittadella, andato già a segno domenica scora nella gara persa 5 a 1 contro la Torres e l’esperto difensore centrale Camporese dal Cosenza. Ascoli ancora fermo invece sul mercato in entrata, per ora si registrano solo uscite.

Il Milan B, certo non quello affrontato nei tanti anni in serie A dal Picchio del presidente Rozzi, Nell’intervista rilasciata al Corriere Adriatico, l’ex attaccante del Picchio, Massimo Barbuti che siglò l’indimenticabile rete a San Siro nel settembre 1986, alla prima partita da presidente dei rossoneri di Berlusconi,  ricorda i trascorsi bianconeri e parla del calcio attuale  e dell’importanza della tecnica nei settori giovanili.
«L’Ascoli ha iniziato ad ingranare, quando hai una retrocessione alle spalle diventa difficile recuperare subito la categoria di appartenenza. Quando l’inizio è nebuloso a livello societario, anche staff e giocatori vengono influenzati. Spesso tutti danno per scontato che squadre come l’Ascoli debbano subito risalire, ma con la storia e col nome non si va avanti. Ci vuole programmazione e se non c’è diventa difficile, mi auguro e spero che l’Ascoli ritorni in Serie A.  I tifosi? E’ giusto che contestino se la squadra va male, è un dato di fatto, come è giusto che esultino se vince. La Serie C, è una categoria difficile, c’è molto agonismo. L’allenatore non va in campo ci vanno i giocatori, non credo mai che l’allenatore influisca troppo, conta tanto l’intelligenza dei giocatori di tutta la rosa. conta avere dei leader in senso positivo, il calcio è semplice però poi è fatto da giocatori che prima devono essere uomini.  Può arrivare ai playoff, poi cambia tutto, magari si trova l’entusiasmo e la carica per affrontarli». 

Ad Ascoli rimase due stagioni, una promozione al primo anno dalla B alla A, e poi 4 reti nella massima serie, poteva andare all’Inter, ma Rozzi lo bloccò in bianconero «incemmo il campionato, ricordo il derby con la Samb feci gol proprio a San Benedetto, l’anno prossimo si potrebbe paventare la possibilità di rivedere di fronte le due squadre a livello sportivo i derby sono belli da vivere e da giocare. L’anno dopo ci salvammo e feci gol nell’ultima partita contro il Napoli  di Maradona. Vincemmo anche la Mitropa Cup».

Indimenticabile quel gol capolavoro proprio al Milan: «Questo è un altro Milan, è la squadra B. Posso dire di essere l’uomo che ha dato il primo dispiacere sportivo a Berlusconi, ricordo un’intervista prima della partita dove sorrideva e scherzava  e anche dopo alla fine invece quando era molto più triste. Indimenticabile».

Sulle squadre B «Il calcio in Italia ha ritmi bassi in confronto al calcio inglese per esempio, o rispetto alla Spagna dove hanno più tecnica, secondo me è giusto che ci siano anche squadre di Serie B potrebbero avere delle seconde squadre per far giocare i giovani nelle categorie dove si lotta».

L’importanza della tecnica nel calcio «Nei settori giovanili ci sono tanti stranieri, io vedo tanti talenti italiani soprattutto al sud Italia che non giocano perché non trovano spazio, dovrebbero cercare di dargli molto più spazio per avere un bacino più ampio per le Nazionali. Bisogna tornare a insegnare di più la tecnica nei settori giovanili. In Italia non abbiamo la cultura della sconfitta, siamo abituati solo a vincere, penso che nel calcio soprattutto tra i ragazzini molto giovani si lavora troppo sulla parte atletica e si debba curare di più  la tecnica e la tattica individuale e bisogna e non fossilizzarsi sul gol o sulla vittoria, quella arriva poi. Manca anche il fatto di giocare con gli amici per strada  credo che dopo la pandemia le cose siano anche peggiorate, lo sport aiuta anche a livello sociale. Ho allenato tanti anni nel professionismo, i giovani assorbono se insegni bene».

Su Ascoli e i tifosi?  «Ho tantissimi bei ricordi, gli amici di Ascoli e di famiglia che ancora oggi sento e che apprezzo. Dopo la promozione ero stato contattato dall’Inter ci fu un malinteso con i tifosi che mi contestarono, io stavo bene ho trascorso dei momenti bellissimi avevo 28 anni e non mi volevo far sfuggire quell’occasione. Rozzi non mi fece andare via, era un’opportunità per me, i tifosi poi hanno capito i rancori si sono ricuciti. I tifosi davano per scontato la promozione in A, avevamo uno squadrone ad alto tasso tecnico costruita bene c’era il grande Boskov intenditore di calcio, invece con la salvezza ho visto veramente i tifosi impazzire. Di Boskov mi dispiacque che non mi facesse tirare i rigori e punizioni, ma non ne voleva sapere, sarei potuto diventare capocannoniere. Costantino era un grande uomo, una persona di alto spessore, lo porto sempre nel cuore. Il calcio va a periodi, per tornare in A servono persone giuste è un contorno che deve amalgamarsi bene. Organizzare nel calcio è molto difficile». 

 

 

 

 


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