ROMA –  L’appuntamento è per le 15, ma Berlusconi ancora non c’è sul grande palco allestito in Piazza del Popolo. Al suo posto Mariano Apicella inganna l’attesa con un’irresistibile repertorio neomelodico napoletano. Risultato: la piazza esplode e poco ci manca che inizino i balli di gruppo. L’impressione generale è quella di essere in un villaggio vacanze, anche se guardandoci intorno la situazione non è quella di un benessere diffuso, l’elettorato sembra quello degli irriducibili dalla discesa in campo ed un cartello lo testimonia con la frase “Dal ’94 sempre addosso a Silvio”.

Tutt’intorno le bandiere del Pdl pullulano e svolazzano a destra e a manca, manine di cartone con su scritto “Giù le mani da Silvio”che sventolano a tempo di “Meno male che Silvio c’è”, cartelli contro i pm Boccassini e Woodcock e un filmato con le apparizioni televisive del Cavaliere in campagna elettorale scorre sul maxi schermo. La musica si smorza quando Silvio, finalmente, sale sul palco: “Da qui siete uno spettacolo straordinario!”- esordisce – “Siete già tutti pronti per una nuova campagna elettorale e vincerla per davvero!”- il leader scalda la folla che gli risponde senza indugi.

“Abbiamo come religione la libertà!”- afferma deciso l’ex 4 volte premier e un signore distinto sulla settantina a fianco a noi urla “Sì!”. Allora spontaneamente ci giriamo e gli chiediamo se secondo lui il centro- destra abbia fatto qualcosa di concreto per garantire la libertà d’impresa: “I problemi li crea l’opposizione e la situazione è peggiorata con Monti. Lei non può capire, quello che ci trasmette Silvio è un grande sogno! Noi ci siamo ancora e la prossima volta vinceremo.”

Nel frattempo il Cavaliere continua ad intrattenere la folla: “Ci avevano dato per agonizzanti, invece siamo un popolo capace di combattere la crisi con la volontà dell’ottimismo e della speranza!”. Poi un riferimento all’epiteto affibbiato da Lucia Annunziata in diretta su RaiTre: “Non avevo mai visto tanti impresentabili tutti insieme. In realtà noi siamo l’Italia migliore e ne siamo la maggioranza!”- un boato non lascia spazio ad eventuali dubbi.

Arriva il momento dei saluti, così, dopo aver rivolto un caloroso abbraccio ai due marò costretti a tornare in India a causa di un governo non all’altezza di un grande Paese come l’Italia, il nostro buontempone agita la mano per Fini– “Dopo soli 30 anni lascia il Parlamento”- parte un coro “rozzo ma efficace”, come lo ha definito Berlusconi, di “buffone, infame”. Poi è la volta di Casini: “Un saluto anche a lui che in tv ci presentava come soluzione un governo guidato da Monti. Oggi gli diciamo che bisogna ascoltare la gente invece di dividere gli schieramenti aprendo la strada alla sinistra”. C’è spazio anche per Di Pietro: “Abbiamo sempre detto che le sue erano braccia rubate all’agricoltura. Possiamo finalmente restituirgliele, sperando che non faccia danni anche là.”

Non mancano commenti rivolti a Bersani: “Ha la faccia di uno che ha cercato di smacchiare il giaguaro, ma questo l’ha ridotto male!”- Poi una battuta anche su Grillo: “L’altro ieri (giovedì 21 ndr) è andato da Napolitano travestito da dittatore dello stato libero di banans”.

Poi, dopo quasi un’ora, si passa alle questioni serie e Silvio fa notare che la sinistra ha messo le mani sulla presidenza del Consiglio, della Camera, del Senato e che ora punta a proporre Prodi come Presidente della Repubblica, ma tutto ciò è inaccettabile: “È necessario che il Presidente sia eletto fra i moderati, che sia di centro-destra!”- e conclude sostenendo la necessità di rendere l’elezione della più alta carica statale diretta “come si fa negli USA e in Francia”. Sembra abbastanza chiaro che non ci sarà collaborazione sul conflitto di interessi, che il Pdl si batterà ancora per una riforma della giustizia e che presenterà nei prossimi giorni dei disegni di legge per restituire l’Imu e abolire Equitalia.

In definitiva Bersani, se non vuole morire politicamente già nelle prossime settimane, dovrà fare molta attenzione  alle fusa del giaguaro, che a Napolitano chiede un governo di larghe intese, ma nelle piazze, partendo in anticipo con la prossima campagna elettorale, fa capire agli elettori che non se ne parla.


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