ASCOLI PICENO – Disinteresse, incapacità, e un malcelato fastidio per le iniziative della minoranza. Sono queste le accuse mosse da Valentina Bellini all’amministrazione comunale e in particolare nei confronti del primo cittadino, a margine di una lunga giornata, quella di martedì 28 maggio, in cui si è tenuto uno dei rari consigli comunali aperti sullo sviluppo universitario nella nostra città.

Alla presenza del Magnifico Rettore dell’Unicam, prof. Corradini, esponenti del settore universitario, economico e sociale del territorio, hanno voluto dare il loro contributo con interventi e osservazioni che hanno messo in evidenza la necessità, alla base dello sviluppo del polo universitario Piceno, di creare una rete di interscambio tra le istituzioni locali, le imprese del territorio e l’Università stessa. Pena la perdita di tutti i vantaggi connessi.

 “Meglio andare a caccia di consenso spicciolo, magari approfittando della sfiducia di tanti ascolani in difficoltà, disincantati e disposti ad accontentarsi di un piccolo piacere concesso come fosse un privilegio; meglio organizzare sagre e spendere per telegiornali stile Istituto Luce, meglio le passerelle e il pesce fritto”- afferma la consigliera di minoranza Bellini nel suo sfogo facebookiano, descrivendo l’atteggiamento del sindaco come quello di un politico populista, che preferisce dare ai suoi cittadini la soddisfazione del momento o far parlare di sé per un passaggio televisivo, piuttosto che impegnarsi a costruire basi solide per una crescita duratura del suo territorio.

 E poi ancora: “Il Sindaco ha brillato in questo contesto per opacità di visione e povertà di iniziativa: ha introdotto e chiuso il consiglio con lo stesso discorso di circostanza che sostanzialmente si può riassumere: “Spendo 600 mila euro di soldi pubblici per l’università, più di questo che volete? Non sapete che c’è la crisi?”- incalza piccata la consigliera.

Il sindaco Castelli in questi anni si è fatto conoscere abbastanza bene: il suo atteggiamento può indisporre, spesso è indifendibile, ma non si può chiedere solo a lui l’assunzione delle responsabilità relative alla questione polo universitario Piceno. Lasciando perdere per un momento Castelli, chi assicura che corsi e sub-corsi universitari portino centinaia, se non di più, studenti ad Ascoli Piceno? E se così fosse, qualcuno ha mai sentito parlare di strutture ricettive per gli studenti? Casa dello studente, collegi, se le case in affitto non dovessero soddisfare la domanda? Spetta al comune occuparsi di ogni cosa, oppure anche da parte dell’ateneo ci deve essere maggiore chiarezza?

La questione posta dal rettore Corradini, ossia maggiore sostegno all’Università in cambio di consulenze, è comprensibile e anche l’intervento di Micaela Girardi, in cui chiedeva perché non fosse stata interpellata la facoltà di Architettura sul progetto Restart è sacrosanta, ma parlare di cultura come se fosse il pane quotidiano è sbagliato. Purtroppo il ’68 è passato da un pezzo e grazie alla cultura oggi mangiano davvero in pochi, inoltre bisogna pure riflettere su un’altra questione: il territorio fino a che punto sarebbe pronto ad accogliere le menti formatesi nella sua Università?

Veniamo perciò al punto. La cultura porta guadagno se alla base c’è un piano strategico improntato alla collaborazione fra Università, che crea facoltà a sostegno di problemi o particolarità della città, enti locali e imprese. L’Università e in particolare la facoltà di Architettura, si sente rifiutata se il territorio non la coinvolge nel progetto forse più importante e atteso dalla città. Se l’atteggiamento del sindaco è quello di trovare qualche fondo e non sponsorizzare con chi può la facoltà provinciale, s’innesca un dialogo tra sordi, che non aiuta la continuità di un progetto, che per realizzarsi richiede anni. Però c’è un precedente triste, quello della facoltà di Giurisprudenza, che territorio e Università non possono più permettere.

Insomma la questione è ancora tutt’altro che risolta e al momento le parti politiche o fanno orecchie da mercante, oppure, nel caso del Pd, affrontano l’argomento con troppa leggerezza. Sebbene le argomentazioni della consigliera Bellini possano essere giuste e comprensibile possa essere la sua delusione per le strategie politiche di bassa lega messe in atto dalla maggioranza, bisogna tenere presente che far fiorire un ateneo richiede tempo e progetti razionali, che vadano sempre di più incontro alle imprese spaventate che i loro investimenti servano solo a pagare stipendi esosi di professori con già 3 o 4 incarichi.


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