ASCOLI PICENO – Il commento alle polemiche innescate per la foto con la croce celtica che campeggia sulla sciarpa al collo, durante la partita Ascoli-Frosinone, è breve e anche leggermente ironico: “C’è chi verrà ricordato per una celtica al collo. C’è chi verrà ricordato per l’aver rubato ed infinocchiato sistematicamente il prossimo. Ad maiora”.

Così Andrea Maria Antonini, assessore provinciale alla Cultura e consigliere comunale di maggioranza ad Ascoli, commenta stringatamente la richiesta (dapprima della sola Associazione Nazionale Partigiani Italiani, poi anche di Pd, Rifondazione Comunista e Sel) di dimissioni da assessore. Frase che, sulla bacheca di Antonini, scatena una altissima cifra di “mi piace” (ben 140 nel momento in cui scriviamo) ma anche molti commenti, non tutti favorevoli. I quali innescano ulteriori precisazioni da parte dell’assessore.

“Mi dai l’occasione di puntualizzare una cosa – risponde ad una cittadina critica – Allo stadio ad Ascoli, in curva sud la celtica rappresenta un simbolo di APPARTENENZA (maiuscolo nell’originale, ndr). Giusto o sbagliato che sia, sono 30 anni esatti che la metà delle sciarpe e magliette vengono stampate con la celtica e vengono indossate anche da chi della politica non è affatto interessato. Poi i simboli hanno delle storie molto personali, che ci legano magari a dei ricordi o suggestioni giovanili. Non so, tu cosa ci vedi di così tremendo? Chi l’ha indossata è razzista, antidemocratico, violento o cose simili? Ti risulta che io sia tutto ciò, o parte? Era il simbolo del Fronte della Gioventù al quale ho aderito fieramente da giovane ed è uno dei simboli di appartenenza del tifo ascolano. Niente di più. Il resto sono strumentalizzazioni politiche belle e buone”.

Tra i commenti forse quello che è più particolare arriva da un sambenedettese abbastanza conosciuto: “Voto a sinistra e tifo Samb ma per come conosco Andrea (nei ruoli che ci accomunano) non posso esimermi dal testimoniare la sua correttezza e competenza, di certo non l’ho mai sentito esprimere un pensiero razzista o xenofobo come qualcuno potrebbe essere indotto a pensare”.

La polemica, però, è solo all’inizio.


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